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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 07:50.

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Per conseguenza, tra il 2008 e il 2013 il differenziale tra tassi bancari Abi e Euribor a 3 mesi è raddoppiato dall'1,73% al 3,54%, mentre dal 2010, per effetto del calo dei tassi a breve, i tassi bancari sui nuovi prestiti sono tornati a diminuire, pur restando superiori a quelli medi dell'area euro. Quindi oggi i tassi a breve sono vicini a zero e i tassi attivi bancari sono quasi solo costituiti da premi al rischio. I quali rappresentano ovviamente un onere differenziale per tutto il nostro sistema industriale rispetto al resto del mondo. Le aziende esportatrici riescono in qualche modo a farvi fronte, visto che continuano a produrre e in parte ad investire. Le aziende rivolte al mercato interno con una domanda a picco, non riescono a farvi fronte. L'effetto complessivo è una contrazione della domanda di credito.
Possiamo trarre due conclusioni. Primo, sono l'incertezza economica e le prospettive negative di crescita che pesano sia sulla domanda che sull'offerta di credito, più che compensando la riduzione dei tassi di interessi ufficiali, manovrati dalla Bce. La stessa Banca d'Italia, nel rapporto sulla stabilità finanziaria di novembre 2012, sostiene che «la dinamica degli impieghi risente in primo luogo della debolezza della domanda». Secondo, non sembra che il problema della ricapitalizzazione delle banche sia oggi quello prioritario. Ammesso che ci sia qualcuno disposto a sottoscrivere eventuali nuovi aumenti di capitale, cosa dubbia visti i livelli attuali di redditività delle banche, non è per questa via che aumenterebbe l'offerta di credito.

Gli aumenti di capitale già realizzati in tutta Europa ne sono una conferma evidente, anche perché l'aumento dei ratios patrimoniali non di rado è stato conseguito tagliando gli attivi invece di aumentare il capitale. L'elemento di fondo è solo uno: l'Italia è in una crisi economica profonda che non può che riverberarsi sul mercato finanziario, determinando un'elevata onerosità del credito anche a fronte di una domanda in calo. Il rischio Paese si manifesta anche nel mercato bancario, che rimane segmentato anche entro l'area euro nonostante la presenza di banche multinazionali: i tassi attivi praticati da Bnl in Italia sono più alti di quelli di Bnp in Francia, come quelli di Unicredit in Italia rispetto a quelli in Germania. Non saranno misure dirigistiche sul credito a sciogliere questo nodo gordiano.

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