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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2013 alle ore 08:24.
L'ultima modifica è del 22 ottobre 2013 alle ore 09:39.

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Non è questa la sede per un esame dei nuovi sviluppi della modellistica econometrica o della teoria macroeconomica (peraltro ormai non solo "microfondata" ma anche spesso diffìcilmente distinguibile dalla teoria del comportamento razionale di singoli agenti in condizioni di incertezza). Con riferimento al ruolo della politica economica, tuttavia, anche se non si può e non ha senso definire Klein come lo strenuo difensore di una politica keynesiana di stabilizzazione economica, è indubbio che egli non condivida le posizioni di chi ritiene che vi sia sempre meno bisogno dell'intervento pubblico nell'economia. Più precisamente, e con le sue parole: "Sul piano filosofico, io non credo che il sistema di mercato, anche nella sua forma più pura, sia dotato di sufficienti capacità di autoregolamentazione. L'economia ha chiaramente bisogno di guida, direi persino di leadership, e sta agli economisti di professione fornire ai responsabili delle politiche pubbliche le informazioni appropriate per esercitare tale leadership. Quanto al metodo per farlo, non vedo alternative all'approccio quantitativo dell'econometria, anche se sono consapevole che non tutte le questioni di policy sono di natura quantitativa e possono essere misurate. A volte, occorre prendere decisioni sulla base di criteri soggettivi".

In ogni caso, le categorie che oggi si usano per trattare di misure, minime o massime, di politica economica risentono grandemente del contributo di Klein. E se, forse, non si troverebbe d'accordo con le basi filosofiche dei nuovi modelli "di equilibrio generale dinamico e stocastico", che godono attualmente di un considerevole successo non solo accademico, è certo che senza i suoi modelli difficilmente si sarebbe pervenuti a dare forma quantitativa ai più recenti paradigmi teorici (e in ogni caso è ancora da verificare a quale rappresentazione empirica dell'economia questi nuovi modelli tenderanno e quanto essa disterà da quella dei modelli econometrici che oggi definiremmo tradizionali, peraltro ancora in una forma o nell'altra ampiamente utilizzati nella produzione di previsioni economiche).
Per concludere, quindi, con parole tratte dall'articolo nel quale Sir James Ball passava in esame i contributi di Klein sottostanti all'assegnazione del premio Nobel: "La sua opera può essere propriamente descritta come pionieristica. Egli ha tentato vie che nessuno altro avrebbe pensato di provare. Non è cosa da poco avere innalzato, e nei primi anni pressoché da solo, la pratica della costruzione di grandi modelli econometrici a una posizione di grande rilievo e rispettabilità nella professione. In questo senso il suo lavoro è stato altrettanto imprenditoriale che intellettuale.

Come sottoprodotto di tutto questo, egli ha stabilito un esempio e uno stile che non possono essere rappresentati semplicemente da qualche libro e che hanno svolto un ruolo fondamentale nell'integrare teoria economica e analisi applicata e nel liberare l'economia applicata dalla sua immagine alquanto sfuocata, trasformandola nella più attiva e appassionante investigazione di molti dei problemi dei giorni nostri. Sotto questo aspetto, la sua influenza pratica è stata enorme".
Ignazio Visco è Governatore della Banca d'Italia

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