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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2013 alle ore 14:54.
L'ultima modifica è del 27 ottobre 2013 alle ore 18:27.

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Questa situazione all'America calza come un guanto. Per via del bassissimo tasso di risparmio interno, gli Usa sono in passivo nella bilancia delle partite correnti e si affidano agli investitori esteri per colmare il buco. I politici statunitensi danno questo apporto per scontato, un privilegio garantito dal ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale. Quando qualcuno li interroga sulla dipendenza del Paese dai prestatori esteri, ribattono compiaciuti: «Dove altro potrebbero andare?».

L'America beneficia del modello di crescita della Cina anche sotto altri punti di vista. L'acquisto da parte di Pechino ha contribuito a tenere bassi i tassi di interesse e questo garantisce un sostegno ad altri mercati (come quello azionario e immobiliare) la cui valutazione dipende, in parte dai tassi di interesse "sovvenzionati" dai cinesi. E i consumatori americani della classe media, alle prese con le difficoltà economiche, traggono beneficio dalle importazioni di prodotti cinesi a basso costo che consentono di spendere pur in una fase di pressione su lavoro e redditi reali.
Per oltre vent'anni, questa dipendenza reciproca e reciprocamente vantaggiosa ha servito entrambi i Paesi. Ma il passato non deve essere visto come un preludio: un sommovimento sismico è dietro l'angolo e le follie americane sulla gestione della spesa pubblica potrebbero essere la spinta decisiva.
La Cina ha preso la decisione di modificare la strategia di crescita. Il XII piano quinquennale, del marzo 2011, propone un quadro per un modello di crescita più equilibrato, fondato sui consumi interni dei privati. Il piano sta per essere messo in pratica. A novembre è previsto un importante appuntamento - la terza riunione del Comitato centrale eletto dal 18° congresso del Partito comunista cinese - che sarà un banco di prova per la nuova dirigenza in favore di un'agenda dettagliata di riforme e misure necessarie per il cambiamento.

Il disastro sul tetto all'indebitamento ha inviato un messaggio alla Cina, che si va ad aggiungere ad altri allarmi. La fiacchezza della domanda aggregata negli Usa probabilmente persisterà, sottraendo agli esportatori cinesi il supporto del loro principale mercato estero. Gli attacchi anticinesi capeggiati dagli Usa rimane una minaccia concreta. E ora è a rischio la solvibilità degli Usa. In economia, è raro che un allarme suoni in modo così forte e chiaro.
Il riequilibrio è l'unica opzione disponibile per la Cina. Diversi fattori interni - consumo delle risorse, degrado dell'ambiente e disuguaglianze - mettono in discussione il vecchio modello, mentre molte forze che hanno il loro epicentro negli Usa attestano la necessità di un riallineamento.
Ci sarà una riduzione dell'eccedenza di risparmio cinese, un rallentamento dell'accumulazione di riserve valutarie e un calo della domanda cinese di attività in dollari. La riduzione degli acquisti di Treasuries sarà conseguenza logica. A lungo dipendente dalla Cina, l'America potrebbe trovarsi a pagare un prezzo più alto per assicurare i capitali esteri.

Gli opinionisti cinesi hanno parlato provocatoriamente dell'inevitabilità di un "mondo deamericanizzato". Per la Cina non è una corsa per il potere: è una strategia per fare quello che è giusto per la Cina di fronte agli inquietanti imperativi di crescita. E i giorni degli acquisti illimitati di buoni del Tesoro americani finiranno presto.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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