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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2013 alle ore 08:06.
L'ultima modifica è del 19 novembre 2013 alle ore 08:19.

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L'esempio concreto avrà aiutato a cogliere un problema di ordine generale: i profili squisitamente culturali coesistono sempre con quelli economici. Ogni performance artistica è il risultato di un insieme complesso di attività, con valore economico e non. Una piéce teatrale nasce dalla creatività dell'autore, ma può sostenere l'attività di un'intera compagnìa se è tutelata dai diritti di proprietà intellettuale. Il capitale culturale incorporato nel teatro supera il valore aggiunto presente in ciascuna creazione, e comprende la storia dell'autore, degli attori, del palcoscenico. La rivoluzione Pirandelliana del XX secolo è un esempio di capitale culturale accumulato nel tempo, fatto di creatività e diffusione, e sopravvissuto all'autore.
Non sempre questo capitale si trasferisce "per sempre" su tutte le strutture materiali che hanno contribuito ad accrescerlo: la vicenda del romano Teatro Valle, che più di 90 anni fa ospitò la prima del dramma emblematico della "rivoluzione", Sei personaggi in cerca d'autore, può suscitare qualche riflessione amara e ironica. A Pirandello occorsero quattro anni e due riedizioni perché il pubblico iniziasse ad apprezzare l'opera, a lungo contestata e non replicata.

Oggi il Teatro Valle, chiuso nel 2011 per il sostanziale fallimento del gestore, il soppresso Ente teatrale italiano, dopo due anni di occupazione da parte dei lavoratori si è costituito in "Fondazione Bene Comune", avviando una programmazione autoesonerata dal versamento di tributi e diritti d'autore. Un caso di autosostentamento, forse; non certo di sostenibilità per il sistema, con almeno dieci sale, a breve distanza, che versano il dovuto e fanno altrettanta fatica a resistere.
Il teatro è un'industria con una particolare relazione tra domanda e offerta, diversi mercati del lavoro e meccanismi di incentivazione. Ha la forma di un'impresa multi-prodotto, nella quale le economie di scala e di scopo assumono un peso rilevante. Di questo ci occupiamo: di attività che incorporano la cultura, nel senso prima definito, e nascono dalla creatività di un autore o di gruppi organizzati.

Marco Magnani è Senior Research Fellow Kennedy School of Government - Harvard University e presidente di Intercultura.
Durante gli Stati generali della cultura organizzati dal Sole 24 Ore parlerà di «Outlook sulla valorizzazione del mercato culturale»

I CINQUE PUNTI PER UNA COSTITUENTE DELLA CULTURA

Il Sole 24 Ore del 19 febbraio 2012 ha lanciato il Manifesto per una Costituente della cultura: senza cultura il Paese non riparte.

1. Una Costituente per la cultura
Cultura e ricerca sono capisaldi della nostra Carta fondamentale. L'articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Sono temi intrecciati tra loro. Perché ciò sia chiaro, il discorso deve farsi economico. Niente cultura, niente sviluppo. "Cultura" significa educazione, ricerca, conoscenza; "sviluppo" anche tutela del paesaggio.

2. Strategie di lungo periodo
Se vogliamo ritornare a crescere, se vogliamo ricominciare a costruire un'idea di cultura sopra le macerie che somigliano a quelle su cui è nato il risveglio dell'Italia nel dopoguerra, dobbiamo pensare a un'ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione delle culture, puntando sulla capacità di guidare il cambiamento. Cultura e ricerca innescano l'innovazione, e creano occupazione, producono progresso e sviluppo.

3. Cooperazione tra i ministeri
Oggi si impone un radicale cambiamento di marcia. Porre la reale funzione di sviluppo della cultura al centro delle scelte del Governo, significa che strategia e scelte operative devono essere condivise dal ministro dei Beni Culturali con quello dello Sviluppo, del Welfare, della Istruzione e ricerca, degli Esteri e con il premier. Il ministero dei Beni Culturali e del paesaggio dovrebbe agire in coordinazione con quelli dell'Ambiente e del Turismo.

4. L'arte a scuola e la cultura scientifica
L'azione pubblica contribuisca a radicare a tutti i livelli educativi, dalle elementari all'Università, lo studio dell'arte e della storia per rendere i giovani i custodi del nostro patrimonio, e per poter fare in modo che essi ne traggano alimento per il futuro. Per studio dell'arte si intende l'acquisizione di pratiche creative e non solo lo studio della storia dell'arte. Ciò non significa rinunciare alla cultura scientifica, ma anche assecondare la creatività.

5. Pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale
Una cultura del merito deve attraversare tutte le fasi educative, formando i cittadini all'accettazione di regole per la valutazione di ricercatori e progetti di studio. La complementarità pubblico/privato, che implica l'intervento dei privati nella gestione del patrimonio pubblico, deve divenire cultura diffusa. Provvedimenti legislativi a sostegno dei privati vanno sostenuti con sgravi fiscali: queste misure presentano anche equità fiscale.

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