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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2014 alle ore 06:38.

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Le Marche, Regione ideale del contribuente italiano: è qui, infatti, che il bilanciamento tra la pressione fiscale e la qualità dei servizi offerti si avvicina di più ai valori ottimali, secondo le elaborazioni condotte dal Centro studi Sintesi e dal Sole 24 Ore. A poca distanza dalla Regione leader si piazzano l'Umbria e il Friuli Venezia Giulia, mentre Campania, Valle d'Aosta e Sicilia occupano, esattamente in quest'ordine, dal terzultimo all'ultimo posto della classifica.
Il «Taxpayer Italia»
Quella che presentiamo in questa pagina è la prima elaborazione di una serie di dati che puntano a individuare l'area dove è migliore il dividendo dei contribuenti: l'area, cioé, dove il rapporto tra quanto si paga di imposte e quanto si ottiene in servizi è al massimo possibile. Spieghiamo: in teoria, il paradiso del cittadino contribuente è quella Regione in cui si paga il minimo delle tasse per ottenere il massimo dei servizi. Regione che, come è facile comprendere, "non esiste in natura", ma che, in base ai dati della rilevazione, dovrebbe garantire il livello di tassazione della Calabria offrendo nello stesso tempo le infrastrutture, il livello di istruzione, le possibilità economiche e altro ancora che si trovano in Trentino Alto Adige. Tenendo presenti questi due valori estremi, è però possibile misurare la distanza delle Regioni italiane rispetto a questa "Regione chimera" calabro-trentina. Ed è in questo confronto che si affermano le Marche, il Friuli Venezia Giulia e l'Umbria. Mentre agli ultimi posti della classifica si collocano Lazio e Lombardia, trascinate in basso dal livello del prelievo procapite.
«L'indicatore generale del livello quali-quantitativo dei servizi pubblici - afferma Catia Ventura, direttrice del Centro studi Sintesi - premia nelle prime due posizioni Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, cioè le Province autonome e una Regione a statuto speciale. L'ampia autonomia legislativa e amministrativa, abbinata a una maggiore disponibilità di risorse da investire direttamente sul territorio, sono alla base di una gestione della cosa pubblica molto superiore agli standard nazionali. Ciò in parte spiega le istanze di maggiore autonomia decisionale e finanziaria emerse nell'ultimo decennio in territori come Veneto e Lombardia, che non sono tanto l'espressione di una volontà di rottura istituzionale, bensì di una legittima aspirazione di beneficiare di servizi pubblici più efficienti».
La metodologia
La ricerca - mutuata dall'esempio americano realizzato da Wallet Hub e denominato Taxpayer Roi - si basa su 25 indicatori, articolati in sei aree (vedi tabella sotto), molti dei quali perfettamente corrispondenti con quelli dello studio "originario" e alcuni invece più mirati sulle specificità del nostro Paese. Gli indicatori sono tratti da fonti ufficiali e sulla base dell'ultima annualità disponibile (in alcuni casi si è optato invece per consolidare i dati mediante la media triennale). Gli indicatori finali di ciascuna delle sei aree sono stati poi ponderati sulla base dei pesi utilizzati nello studio di Wallet Hub ed espressi con un numero indice, ponendo la media Italia pari a 100. Per determinare invece il livello di pressione tributaria in ciascun territorio ci si è avvalsi dei "Conti pubblici territoriali" (Cpt), utilizzando la media delle entrate tributarie delle amministrazioni pubbliche dell'ultimo triennio disponibile (2010-2012), escludendo i contributi sociali, visto che l'obiettivo dello studio è mettere in relazione la tassazione con i servizi generali. Anche in questo caso è stato creato un numero indice, con la media nazionale pari a 100.
L'ultimo passaggio è stato mettere in correlazione la tassazione e il livello quali-quantitativo dei servizi pubblici in ciascun territorio, creando un diagramma a dispersione (vedi grafico a lato), in cui le Regioni italiane tendono a disporsi lungo una retta, evidenziando implicitamente una sostanziale corrispondenza tra livello della tassazione e livello dei servizi pubblici. E la più vicina alla "Regione ideale" (40,5) è la Regione Marche, che può vantare la migliore combinazione tra bassa tassazione e alti servizi.
Buone prestazioni sanitarie
Un avallo al "primato" delle Marche arriva anche dall'ultima indagine sull'«Economia delle Marche» redatta dalla Banca d'Italia, dove si conferma che il trend delle entrate tributarie nel triennio 2010-2012 è stato più basso che nel resto del Paese (+1,5% all'anno nelle Marche, +1,9% nelle Regioni a statuto ordinario), mentre sul fronte della sanità, sempre nello stesso periodo, la spesa sanitaria pro capite (fonte Nsis sui conti consolidati di Asl e aziende ospedaliere) è stata pari a 1.863 euro, inferiore a quella delle Rso (1.880 euro) e alla media italiana (1.893). Sugli aspetti qualitativi, infine, il Comitato permanente per la verifica dell'erogazione dei Lea ha valutato la Regione Marche «adempiente» sia nel 2010 e 2011 (ultimo anno in cui è stata effettuata la verifica), con un punteggio del 72,8% del valore massimo conseguibile, «superiore di circa due punti percentuali alla media delle Regioni a statuto ordinario», con una valutazione «particolarmente favorevole» con riferimento all'assistenza ospedaliera.
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La graduatoria in base alla distanza dalla «Regione ideale»
La metodologia e i migliori e peggiori per macro-indicatori

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