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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2014 alle ore 14:05.
L'ultima modifica è del 29 giugno 2014 alle ore 14:18.

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6 - Fondi Ue, sblocca-infrastrutture, riforma appalti per semplificare. Bisogna cambiare marcia sulla spesa dei fondi Ue, che rappresentano la leva per rilanciare gli investimenti pubblici, tagliati del 35% dal 2009 a oggi, soprattutto al Sud. Per spendere 21 miliardi entro il 2015 senza perdere fondi è necessario dare poteri sostitutivi alla nuova Agenzia per la coesione e liberare dal patto di stabilità almeno 7 miliardi di cofinanziamenti Ue e altri 5,5 di risorse nazionali aggiuntive (stima Confindustria). Considerando anche il ciclo 2014-2020, ci sono in palio 170 miliardi. Più in generale, la realizzazione delle infrastrutture deve riprendere a correre, concentrando le risorse sulle reali priorità. Fondamentale la legge delega per la riforma del codice degli appalti con il recepimento delle regole Ue: semplificare le regole per tutti, evitando altre deroghe.

7 - Semplificazioni. Bisogna superare la politica delle piccole semplificazioni e affrontare i nodi dei poteri paralizzanti della burocrazia. Recuperare il silenzio-assenso per concerti, pareri e nulla osta tra le amministrazioni centrali presente nelle bozze del Dl riforma Pa e poi eliminata. Per l'edilizia eliminare pareri paesistici sui piccoli interventi, certezza della Scia con limitazione del potere di autotutela a sei mesi, semplificazione per gli interventi minori di sicurezza sismica degli edifici, rilancio degli sportelli unici.

8 - Riforma del Titolo V. La riforma costituzionale fondamentale per ridare spinta all'economia è la riforma del titolo V che negli ultimi dieci anni ha creato legislazioni-spezzatino ed enormi conflitti fra Stato e Regioni sulle competenze concorrenti (con l'intasamento della Corte costituzionale). Bene il ritorno allo Stato delle competenze esclusive su grandi opere strategiche nazionali infrastrutturali ed energetiche, ma bisogna impedire che restino a Regioni ed enti locali poteri amministrativi tali da paralizzare quelle opere strategiche. Sarebbe utile riportare allo Stato altre competenze che oggi soffrono dell'effetto-spezzatino: politiche attive del lavoro e competenze sul pubblico impiego.

9 - Giustizia civile. L'obiettivo di qualsiasi intervento sulla giustizia civile non può che essere il taglio della durata dei processi e il conseguente recupero di efficienza per affrontare e ridurre lo stock di arretrato. Vanno incentivate le soluzioni stragiudiziali, affidate per esempio ad avvocati e notai; potrebbe essere ripensato il sistema delle impugnazioni e introdotta l'esecutività della sentenza sin dal primo grado. Vanno incentivati i tribunali dedicati a categorie speciali di controversie come quelle societarie oppure quelle di famiglia e verificata sul campo l'efficacia del giudizio telematico.

10 - Pubblica amministrazione. La strategia del ricambio generazionale indicata nel decreto di riforma della Pa va nella giusta direzione. Ora si tratta di realizzare rapidamente i provvedimenti attuativi. La mobilità del personale pubblico deve contribuire al recupero di produttività dell'intero settore. Necessario restringere il perimetro di azione della Pa e chiudere parte delle 8mila partecipate. Sforzo per aumentare gli investimenti per digitalizzare il più possibile va esteso al massimo: bene il credito di imposta per le autostrade digitali.

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