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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2014 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 05 luglio 2014 alle ore 09:40.

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Secondo l'ufficio di assistenza legale anticorruzione dell'Eni queste criticità potevano comunque essere superate. Come si legge in una mail del 17 novembre 2010, "per l'ambito di nostra competenza non sussistono motivi ostativi all'acquisizione, assumendo che l'acquisto avvenga a un valore congruo e che vi sia un avallo governativo all'operazione".
Così a partire dal giorno successivo, il 18 novembre 2010, veniva avviato una trattativa a quattro tra Shell (che aveva già negoziato con Malabu l'acquisizione di una quota della concessione), Eni, Malabu e il ministro della giustizia, o Attorney general, nigeriano allo scopo di trovare una formula soddisfacente per tutti.

Alle 17 e 31 di quel giorno sappiamo dalle intercettazioni "napoletane" che Bisignani ha parlato con Descalzi, il quale gli ha detto: "Volevo dirti che adesso mi telefonano dalla Nigeria e che il Ministro e il presidente vogliono firmare tutto entro domani... ho mandato già un messaggio… a chi tu sai, perché non lo so dall'altra parte cosa stanno facendo. Se è rientrata la cosa, però volevo subito avvisare".
Bisignani ha risposto dicendo, "perfetto, così l'avverto". E poi ha subito chiamato Di Nardo al cellulare svizzero per avvertirlo.
Alla fine, secondo l'Eni "la trattativa diretta con Malabu si interruppe per vari motivi tra cui la difficoltà a chiudere la due diligence. Eni e Shell hanno poi negoziato e firmato accordi con il solo governo nigeriano che aveva interesse a far avviare un campo bloccato da diversi anni dai contenziosi".
Ma una mail inviata da Casula a Descalzi l'11 gennaio 2011 con oggetto "245-aggiornamento" offre una ricostruzione diversa: "Nel mese di Novembre, su intervento dell'Attorney General Dr. Bello si sono tenute numerose riunioni al Ministero di Grazia e Giustizia tra Shell, Malabu e Eni. A seguito di queste riunioni si è riusciti a concordare il prezzo della transazione e il draft di SPA (l'accordo Ndr) con Malabu. Il processo si è tuttavia bloccato per l'arrivo di un atto di comparizione davanti alla Corte Federale di Abuja nel quale un ex azionista di Malabu reclamava diritti sul 50% della società… (adesso Ndr) è sicuramente rischioso chiudere il deal con Malabu. Lo stesso Attorney General ha prospettato a Shell ed Eni la possibilità di ristrutturare la transazione attraverso il Federal Government che poi si farebbe garante sia del pagamento a Malabu sia farebbe da scudo (da chiarire come) a eventuali ulteriori claims dovessero sorgere sulle partecipazioni azionarie della società".

Insomma se l'iniziale trattativa con Malabu alla fine non si è conclusa e l'accordo finale è stato invece siglato con il governo nigeriano non sarebbe perché, come ha detto Scaroni, "l'Eni tratta solo con i governi", bensì perché il governo nigeriano doveva fare da "scudo". Ovviamente, le due versioni apparentemente in contraddizione dovranno essere verificate alla prova dei fatti.

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