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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2014 alle ore 07:05.
L'ultima modifica è del 04 settembre 2014 alle ore 08:43.

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Tutto questo è in netto contrasto con la promessa dei leader globali di sviluppare i talenti di tutti i bambini del pianeta. Un recente studio indica che l'Africa è talmente indietro in termini di opportunità educative che nel 2025 solo il 2 per cento delle persone fra i 30 e i 35 anni in Ruanda, Ciad, Liberia e Malawi – e solo il 3 per cento in Tanzania e Benin – avrà una laurea di primo o secondo grado. Livelli di istruzione terziaria così bassi rendono impossibile non solo assumere insegnanti qualificati per la generazione successiva, ma anche garantire il personale medico qualificato necessario per ospedali e cliniche, e questi fallimenti perpetuano un circolo vizioso apparentemente senza fine fatto di cattiva istruzione, cattivo stato di salute, disoccupazione e povertà.

Naturalmente alcuni Paesi africani (per esempio l'Algeria, la Nigeria e l'Egitto) potrebbero riuscire ad andare in controtendenza. Ma perfino in Sudafrica, in quello che al momento è il Paese più avanzato dell'Africa, solo il 10 per cento dei giovani adulti nella migliore delle ipotesi avrà una laurea di primo o secondo grado nel 2045.
Nel frattempo, in Pakistan, un'ambiziosa campagna per l'istruzione guidata da Malala Yousafzai sta contribuendo a incrementare la percentuale di giovani adulti con livello di istruzione universitario, che nel 2010 era attestata su un misero 7 per cento; i progressi sono però modesti: difficilmente si riuscirà a superare il 15 per cento nel 2045. In Nepal l'espansione dell'istruzione universitaria dovrebbe procedere più speditamente, ma dato che il livello di partenza era più basso, probabilmente nel 2045si attesterà intorno al 16 per cento.

Perfino una grande economia emergente come l'India registrerà un progresso di appena l'11 per cento fra il 2010 e il 2045, arrivando al 23 per cento, molto meno di quanto si potrebbe immaginare conoscendo la reputazione mondiale dei suoi atenei. Nel frattempo, a Singapore, in Corea del Sud e in Giappone, la quota di giovani adulti con livello di istruzione universitario raggiungerà l'80-90 per cento.
L'idea che lo sviluppo economico e il progresso tecnologico producano inevitabilmente un'espansione delle opportunità per tutti è poco più di un pio desiderio. In realtà, a meno di operare uno sforzo concertato, la distribuzione delle opportunità educative – e quindi economiche – diventerà sempre più diseguale nei prossimi anni.

Ma la vera frattura non è fra istruiti e non istruiti: è fra chi ha accesso all'istruzione e chi non ce l'ha. Questa categoria così a lungo ignorata continuerà a esercitare pressioni su Governi e organizzazioni internazionali fino a quando non sarà rispettato il diritto fondamentale di ciascun individuo all'istruzione. E la prossima tappa nella loro campagna sarà l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, con centinaia di giovani, in rappresentanza di tutti i Paesi, che si riuniranno per pretendere un cambiamento dai leader mondiali.
Ora che in tutto il mondo le scuole riaprono i cancelli, la comunità internazionale dovrebbe rinnovare il suo impegno per garantire che ogni bambino, in ogni Paese, abbia l'opportunità di attraversare quei cancelli.

Gordon Brown, ex primo ministro del Regno Unito,
è l'inviato speciale delle Nazioni Unite per l'istruzione globale.
Copyright: Project Syndicate, 2014.
www.project-syndicate.org
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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