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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2014 alle ore 07:26.
L'ultima modifica è del 30 dicembre 2014 alle ore 08:40.

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Gli Stati Uniti sono il caso che sta più sorprendendo: il Governo ha infatti deciso di tornare a impegnarsi nello sviluppo di importanti politiche industriali, con l'obiettivo dichiarato di sviluppare una manifattura d'avanguardia dopo un declino ventennale. L'amministrazione ha creato il Programma National Network for Manufactoring Innovation (Nnmi), che punta a creare hub regionali che accelereranno lo sviluppo di nuove tecnologie industriali per creare nuovi e competitivi prodotti globali. L'obiettivo dar vita entro 10 anni a 45 Institutes for Manufacturing Innovation per creare un network di innovazione industriale in tutto il Paese.
La grande competizione che si sta creando nell'industria a livello globale sta quindi sfidando tutte le economie indistintamente e la risposta non può che essere europea.
Ci vuole quindi un massiccio sforzo da parte delle istituzioni, delle aziende e del sistema finanziario per invertire rapidamente il trend e tornare a far crescere l'industria anche in Europa. Cruciale sarà lo sviluppo di azioni che consentano di intraprendere con decisione la strada per realizzare i nuovi paradigmi della produzione industriale totalmente automatizzata e interconnessa (l'Industry 4.0).

La totale digitalizzazione sarà il filo conduttore di questa nuova rivoluzione che sta già trasformando radicalmente il modo di fare industria in tutto il mondo e che si baserà su 9 tecnologie chiave: cyber security, big data, cloud computing, realtà aumentata, robotica, prototipazione rapida, radio frequency identification and tracking, super connessione degli impianti e stampa in 3D. L'Italia su alcune di queste tecnologie sconta gravi ritardi mentre su altre (per esempio la robotica) è già a buon punto. Inoltre la taglia dimensionale minore delle nostre imprese è un fattore di vantaggio in ottica Industry 4.0, in quanto riduce significativamente gli effetti positivi delle economie di scala.
Le fabbriche “intelligenti” del futuro diventeranno simili ad un social network: le macchine, la forza lavoro e le risorse produttive comunicheranno e interagiranno fra loro in maniera automatica e lo stesso avverrà a livello di settori a livello mondiale. Si creeranno infatti delle grandi catene del valore industriale (le net – filiere) completamente interconnesse e che cambieranno anche i vecchi paradigmi fornitura-produzione-commercializzazione.

L'industria si riorganizzerà intorno ad alcuni distretti globali e non conterà più tanto la localizzazione geografica quanto la capacità di riuscire ad essere connessi e, soprattutto, posizionati al punto giusto in queste catene del valore mondiali.
Vincerà chi riuscirà ad imporre il proprio modello e a diventare “pivot” del suo segmento o delle sua filiera industriale. Alcuni grandi gruppi europei, fra cui Siemens, Rollys Royce, Dassault Systèms e Bosch, stanno già investendo massicciamente in questa direzione, così come gli esempi di medie aziende che hanno avviato investimenti in chiave Industry 4.0 sono in crescita.
Conterà molto anche quanto i diversi sistema Paese saranno in grado di supportare le proprie imprese negli investimenti. Secondi i nostri calcoli l'Industry 4.0 richiederà 60 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi in Europa ogni anno da oggi fino al 2030, potrà creare 500 miliardi di valore aggiunto manifatturiero e 6 milioni di posti di lavoro in tutto il continente. È la più grande sfida che il mondo industriale si trova a dover affrontare dalla terza rivoluzione industriale della fine anni 60 che introdusse l'elettronica e l'informatica nelle fabbriche.
Terza rivoluzione industriale che l'Italia ha saputo anticipare e dominare con grande beneficio per tutto il Paese. Ora la nuova sfida, che è anche un'opportunità imperdibile in chiave europea.
Roberto Crapelli è Ad Roland Berger Italia

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