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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2014 alle ore 09:36.
L'ultima modifica è del 31 dicembre 2014 alle ore 10:50.

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Assolutamente no. Ho letto e molto apprezzato l'intervista in cui il Procuratore Pignatone ha fornito corrette informazioni sugli atti del procedimento, che sono ampiamente pubblici, nel senso che sono nella disponibilità delle parti e che voi giornalisti avete potuto leggere per intero. Il Procuratore Pignatone ha fatto una corretta informazione, che è cosa molto diversa dal protagonismo.
Il giudice Esposito - presidente del collegio della Cassazione che ha condannato Berlusconi nel processo Mediaset - è stato prosciolto dalla Sezione disciplinare dall'accusa di aver violato il dovere di riserbo. Senza anticipare la motivazione, si può dire che il Csm ha riconosciuto l'esigenza di comunicazione di cui si era fatto carico Esposito per spiegare alla stampa una decisione che stava suscitando letture distorte?
Se rispondessi prima del deposito della sentenza, avendo presieduto la Sezione disciplinare, incorrerei nell'errore del giudice Esposito...
... che però è stato prosciolto...

Vero. Ma non c'è dubbio che Esposito abbia commesso un errore, al di là dell'esito del procedimento, nel quale abbiamo approfondito molto il tema della comunicazione dell'ufficio giudicante dopo la lettura del dispositivo e prima del deposito della motivazione. La Cassazione ha da tempo trovato una modalità di comunicazione interna, rappresentata dalla cosiddetta “informazione provvisoria”, ovvero una motivazione sintetica che anticipa la motivazione. Ecco, un rafforzamento di tale modalità di esternazione delle sentenze potrà evitare, in futuro, il ripetersi di casi come quello di Esposito. Dopodiché abbiamo attentamente ascoltato le registrazioni del colloquio tra Esposito e il giornalista che lo ha intervistato, e con il deposito della sentenza si chiariranno le puntuali ragioni della decisione.
Il ministro Orlando ha preso solennemente degli impegni davanti al Csm: assumere 1.000 cancellieri, visto che gli uffici giudiziari sono al collasso, garantire un'uscita graduale delle toghe prepensionate in funzione dei nuovi ingressi in magistratura. Ma il concorso dei cancellieri è di là da venire; quello per 300 nuovi giudici è alle primissime battute e di scaglionamento delle uscite non se ne parla. Non crede che di questi impegni un ministro debba rendere conto? Lei è disposto a chiedergliene conto?

Abbiamo ascoltato e apprezzato gli impegni assunti dal guardasigilli. Il tema dell'organizzazione, che per larga parte spetta al ministro della Giustizia, lo consideriamo centrale, anche nell'attività del Csm. Vogliamo che la magistratura e il Csm siano parti attive nella diffusione delle “buone pratiche”. La carenza di personale amministrativo è nota da tempo ed è grave. Ho informalmente fatto una proposta al governo e al ministro: si approvi una norma che favorisca la mobilità di 5mila dipendenti delle Province agli uffici giudiziari, prevedendo un'adeguata formazione anche per far decollare l'ufficio del processo e lo sviluppo del processo civile telematico. In questo modo risolveremmo una parte importante del necessario recupero di efficienza degli uffici visto che, com'è noto, molti Tribunali e Corti potrebbero tenere più udienze per smaltire l'arretrato ma non possono farlo per carenza di personale.
E sullo scaglionamento delle uscite dei giudici prepensionati?
Da una precisa ricognizione degli incarichi direttivi e semidirettivi da conferire nel prossimo anno e nel triennio successivo risulta che nel 2015 dovremo conferirne circa 500, quasi il triplo della media degli ultimi 8 anni. Abbiamo altresì sollecitato governo e Parlamento a farsi carico non già di rimettere in discussione l'abbassamento dell'età pensionabile ma di articolare il ricambio, il più esteso da sempre, non in uno ma in due anni. Sarebbe un atto di buona amministrazione.

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