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Mediterraneo, risorsa per le imprese

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EY STRATEGIC GROWTH FORUM A ROMA

Mediterraneo, risorsa per le imprese

Non c’è solo Etihad-Alitalia, il Mediterraneo è un’area in grande sviluppo e per le imprese italiane c’è l’opportunità di cogliere un significativo potenziale inespresso. Abbiamo un mercato interessante da proporre e ci riconoscono capacità imprenditoriali, ma quello che manca quasi totalmente sono solide relazioni business-to-business. Negli Emirati, in Qatar, a Riad, ad Algeri, in Marocco, in Turchia è necessario non solo essere presenti, e oggi lo siamo poco. Bisogna anche creare rapporti di fiducia fra imprese: serve uno sforzo costante, almeno per 2-3 anni, per vedere i primi risultati». Donato Iacovone, managing partner EY per Italia, Spagna e Portogallo, spiega così lo Strategic Growth Forum per la regione Mediterranea che EY organizza a Roma il 16-17 aprile, due giorni di incontri e approfondimenti per dare voce alla business community dei Paesi che affacciano sul Mare Nostrum. «Non mancheranno esponenti delle istituzioni italiane ed europee - dice Iacovone - ma l’obiettivo specifico della manifestazione è proprio dare voce alle imprese e mettere in contatto le business community dei Paesi mediterranei». Tra gli interventi previsti in programma Manuel Barroso, Jacques Attali, Giorgio Squinzi, Michele Elia, Franco Bassanini, Silvano Cassano, Pietro Salini, Andrea Illy.

A dispetto delle fortissime tensioni politiche, religiose, etniche, che oggi sconvolgono l’area e proprio per contribuire a disinnescare quelle tensioni, Iacovone è convinto che in prospettiva il Mediterraneo possa «diventare un mercato unico funzionante proprio grazie a un contesto di business più favorevole, a nuove politiche energetiche, a un più facile accesso ai finanziamenti, soprattutto per le PMI, a nuove competenze professionali, al supporto all’imprenditoria e a un’ambiziosa politica di export». L’Europa deve fare la propria parte anche perché la Cina sta rafforzando la propria presenza mediterranea: 153 investimenti diretti e di 7.135 posti di lavoro, sempre più nei servizi.
Proprio per dare contenuti a queste aspettative lo Strategic Growth Forum si articolerà in cinque focus tematici dedicati ad altrettanti settori considerati strategici per il rafforzamento delle partnership: energia, scienze della vita e salute, retail e prodotti di consumo, real estate e infrastrutture, tlc e servizi digitali (compresi quelli informativi). Per ogni settore un paio di questioni-chiave sempre collegate anche ai temi dell’innovazione e della ricerca, allo sviluppo di nuovi mercati, alla strategia trasversale della digitalizzazione.

Le infrastrutture sono un comparto decisivo per dare stabilità alle relazioni fra le due sponde mediterranee. «Per il settore delle infrastrutture - spiega Iacovone - nella sponda sud c’è una grande attenzione al tema dell’acqua, che si porta dietro anche la ricerca sulla desalinizzazione, magari collegata allo sfruttamento di energia solare, mentre segnalo più in generale come tema emergente, oltre a quello della costruzione in cui abbiamo una presenza assolutamente qualificata di imprese, anche la gestione efficiente e la regolazione delle infrastrutture».
Iacovone cita Terna come caso di avanguardia italiana nel contesto europeo, ma quando si parla di gestione infrastrutturale non si può non fare riferimento anche al tema urbano, gestione delle public utilities o riqualificazione delle città verso standard smart e sostenibili. Tutti temi in cui uno scambio con le realtà del Mediterraneo può aiutare una crescita delle esperienze di casa nostra.

EY gioca la carta di Roma, non del tutto scontata quando si parla di vocazione al business. «Abbiamo fatto una riflessione dentro EY perché c’erano altre candidature - dice Iacovone - ma alla fine ha prevalso la nostra linea: Roma è un punto chiave nella geografia, nella politica e nell’economia del Mediterraneo ed è anche un ponte fra quest’area e l'intera Europa, un crocevia fondamentale per raccogliere e catalizzare le energie economiche, imprenditoriali e creative di un’area del mondo che già oggi rappresenta il 15% del Pil e il 20% del commercio mondiale (7mila miliardi di dollari) e ha potenzialità di crescita enormi». Il 64% del Pil mediterraneo viene dall’import/export. Se il Mediterraneo fosse oggi un’area integrata «sarebbe la seconda potenza economica mondiale dopo gli Usa (22% del Pil mondiale) e precederebbe di poco la Cina». Nel 2030 le analisi di EY, su dati Oxford Economics, prevedono una popolazione nell’area mediterranea di 650 milioni di persone contro i 580 milioni del 2014: di questi, 217 milioni (saranno 218 nel 2030) hanno meno di 24 anni, il 31% della forza lavoro.
Nelle infrastrutture, ma anche nel settore della salute per gli ospedali, molto può fare la partnership pubblico-privato. Ci sono modelli di business da mettere a punto o tarare per risolvere esigenze pubbliche. «Fuori dell’Italia - dice Iacovone - si possono spesso liberare meglio energie imprenditoriali che da noi non di rado sono imbrigliate da un eccesso di burocrazia».

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