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Ora l’Italia attrae i grandi investitori

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ol’analisi

Ora l’Italia attrae i grandi investitori

La liquidità c’è e, come ha promesso ieri il presidente della Bce Mario Draghi, altra ne arriverà. La voglia di trovare investimenti alternativi ai titoli di Stato c’è , estesa su scala globale,e anche quella è destinata ad aumentare in linea con un calo ulteriore di rendimenti e tassi mantenuti a lungo bassi un po’ ovunque.Continua pagina 5

La necessità di canalizzare maggiori risorse finanziarie e capitali dei privati nelle infrastrutture c’è , perchè questo è un motore che va acceso senza esitazione per potenziare la ripresa economica.

La vera sfida, per l’Italia, è allora un’altra: vincere la competizione tra Paesi, il beauty contest delle infrastrutture.

Come è emerso ieri nella giornata inaugurale della Conferenza annuale del Club degli investitori di lungo termine (LTIC Long-Term Investors Club, presieduto da Franco Bassanini) ospitata quest’anno in Italia dalla Cassa depositi e prestiti, il rallentamento dell’economia globale da un lato e la ritirata dalle infrastrutture degli investimenti pubblici nei Paesi con economie avanzate dall’altro lato, hanno dato vita a una sfrenata caccia degli Stati all’investitore privato di lungo termine. «I fondi pensione e i fondi sovrani, i grandi investitori di lungo termine privati, dovranno in prospettiva prendere il posto degli Stati, della mano pubblica,dovranno essere loro ad accollarsi il rischio del progetto infrastrutturale che in passato spettava al settore pubblico», ha tuonato Lord Desai, professore alla LSE, rivolgendosi alla platea a Palazzo Serbelloni gremita di investitori long-term provenienti da tutto il mondo.

Come potrà l’Italia convincere un investitore estero di lungo termine, come un fondo pensione già poco propenso al rischio, a dover rischiare di più su greenfield e brownfield italiani, su energia, utilities e alta tecnologia made-in-Italy, quando adesso gli altri come Stati Uniti, Inghilterra, Russia - tutti Paesi che con la crisi hanno accumulato un alto debito pubblico e non possono permettersi di aumentare oltremisura la spesa pubblica sulle infrastrutture - stanno tentando di fare lo stesso e attrarre capitali esteri in casa propria?

Un primo asset da giocare è quello della profittabilità degli investimenti,ovvero, la variabile risk/return. E il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, in un messaggio inviato ieri alla conference LTIC, ha ribadito che «se c’è un Paese dove migliorano le condizioni per fare investimenti questo Paese è l’Italia», aggiungendo che oltre alla stabilità a lungo termine con una finanza pubblica sotto controllo e una crescita sostenibile guidata dalle riforme strutturali, l’Italia offre «profittabilità degli investimenti» con un miglioramento del business environment. Ed è lì la chiave: se l’Italia saprà dimostrare ora, in questo beauty contest mondiale delle infrastrutture, di saper garantire adeguati ritorni rispetto al rischio, i capitali arriveranno. «Noi abbiamo già iniziato a investire in Italia nelle infrastrutture - ha detto una rappresentante della Development bank of Japan, un’istituzione che è stata privatizzata e che si sta aprendo agli investimenti all’estero -. Non siamo come un fondo pensione, siamo abituati ad assumere rischi, purchè ben remunerati».

La profittabilità sì, ma non basta. Dove investire e con chi dialogare? «L’Italia è un Paese molto interessante per investire, sicuramente nell’innovazione e nel campo dell’energia rinnovabile - ha commentato un membro del Fondo Marguerite ai margini della conferenza - ma bisogna anche trovare il progetto giusto e il partner giusto e questo richiede molto tempo». Per mettersi in bella mostra nella competizione globale, l’Italia deve saper velocizzare e semplificare il dialogo. Un esempio è il crescente ruolo della Cdp su scala internazionale, ancor più di recente con la nuova piattaforma per “assegnare” a progetti italiani meritevoli le garanzie del Piano Juncker e del nuovo Efsi, al fianco della Bei. Come la Cdp anche il Fondo strategico italiano, F2i, il Fondo Italiano per gli investimenti, tutti interlocutori istituzionali in pole position per il dialogo con i big mondiali.

Non da ultimo, il successo su scala internazionale di una privatizzazione come quella di Poste può veramene spalancare le porte dei grandi portafogli esteri: la fiducia degli investitori , soprattutto quelli di lungo termine, si conquista giorno dopo giorno, senza commettere mai passi falsi. «Le condizioni per aumentare i capitali in asset rischiosi sono senza precedenti, tassi ultrabassi - ha detto in tono provocatorio l’economista di fama mondiale John Lipsky - eppure, non l’investimento in infrastrutture dei privati non decolla. Perchè? La paura di un’altra Grande Crisi? La decrescita demografica che va di pari passo con l’avversione al rischio?». La sfida è aperta, per l’Italia, l’Europa e tutti i Paesi con economie avanzate e crescita potenziale modesta.

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