Cultura

Una governance globale per combattere il terrorismo

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l'editoriale del direttore

Una governance globale per combattere il terrorismo

È stata colpita al cuore la capitale dell’Europa che non c’è, il rischio geopolitico si trasferisce con il suo nuovo carico di vittime in carne e ossa dagli Stati alle persone. Le paure individuali diventano contagiose, alimentano incertezza e depressione, allungano inesorabilmente i tempi della crisi globale, allargano il fossato delle diseguaglianze. Dopo avere colpito due volte Parigi, la macchina del male del terrorismo arriva dentro la casa dell’Europa, dentro le sue istituzioni, nella città ferita di Bruxelles.

Tutto vero, però, in questo ha proprio ragione Adriana Cerretelli: risparmiateci almeno il solito festival europeo di commozione, deprecazione generale e retorica solidaristica, il ciclo sterile delle commozioni mordi e fuggi e della conseguente inazione.

Per combattere e vincere questa “guerra civile” europea, una battaglia di civiltà in casa nostra, che assomiglia sempre di più a quella “terza guerra mondiale a pezzi” di Papa Francesco, l’Europa deve misurarsi con i suoi “ghetti” e le sue dimenticanze, ma può farlo seriamente solo uscendo dal sonno della politica, dimostrando di esistere, con una ripresa robusta di investimenti pubblici, una intelligence, una difesa e una politica estera comuni.

Per combattere e vincere la macchina del male del terrorismo bisogna che le quattro potenze (Stati Uniti, Europa, Cina e Russia) trovino la forza di non chiudere più gli occhi e facciano capire ai Paesi che fanno i furbi, con le buone o con le cattive, che è ora di smetterla di continuare a mandare soldi e armi al terrorismo.

Forse ancora una volta, la soluzione, quella più ambiziosa che bandisce tutte le retoriche, può venire dalla volontà politica di tornare a fare spesa pubblica per compensare le paure dei cittadini e ridurre le diseguaglianze portando lo sviluppo dove c’è povertà, per rafforzare intelligence e difesa e restituire un senso alla politica estera. Le quattro potenze ritrovino la strada di una governance politica e economica che sia in grado di dare una risposta alle angosce e alle insicurezze globali, che sappia parlare all’anima e alla ragione. Prima delle nuove vittime e delle nuove commozioni.

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