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Brexit, perché in ogni caso non sarà una Lehman

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L'Analisi|L’ANALISI

Brexit, perché in ogni caso non sarà una Lehman

Non sarà una settimana facile, ma almeno non è cominciata con il piede sbagliato.
La successione di eventi fino a domenica ha un potenziale altamente destabilizzante per i mercati finanziari, per l’economia reale e per il futuro assetto dell’Unione europea e dell’area dell’euro. Ma la sentenza della Corte costituzionale tedesca, che ieri ha approvato il piano Omt della Banca centrale europea, un importante strumento anti-crisi, anche se mai utilizzato, ha consentito intanto di saltare il primo ostacolo, probabilmente il più basso.
Il più alto sarà invece senza dubbio il voto di giovedì nel referendum britannico sulla permanenza del Regno Unito nella Ue, sul quale, nonostante il recupero nei sondaggi di “Remain” e l’euforia dei mercati che l’hanno accolto, l’incertezza resta sovrana.

Le elezioni spagnole di domenica, che probabilmente riprodurranno l’esito senza un vero vincitore di quelle dello scorso anno e quindi apriranno un nuovo capitolo di negoziati e di vuoto di potere, sono quelle più sottovalutate. Perché possono rappresentare una bocciatura quanto meno parziale del Governo di un Paese che è passato attraverso le forche caudine di un piano di aiuti europei e ne è uscito con un’economia in ripresa. Il modello degli ultimi anni fa acqua politicamente anche dove ha avuto gli esiti migliori.
Il vero riflettore dei mercati e della politica europea comunque è su Brexit. E la giornata di ieri ha ribadito anzi tutto una cosa: che le banche centrali si sono preparate a dovere e sono pronte a intervenire se necessario. Lo ha ripetuto il presidente della Bce, Mario Draghi, al Parlamento europeo e lo ha detto chiaramente il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, al forum organizzato dal Sole 24 Ore (di cui riferiamo alle pagine 2, 3 e 5). Stamane il consiglio della Bce farà un’ultima analisi delle misure possibili. Un’eventuale crisi post-Brexit non è la prima e probabilmente non è la più grave che i banchieri si sono trovate ad affrontare negli ultimi anni. Il paragone con il quasi meltdown del dopo-Lehman non regge, secondo molti esponenti di spicco del central banking. Il che non significa che sarà una passeggiata nel parco, ma che quanto meno le banche centrali hanno gli strumenti per affrontarlo e sanno come usarli.

Purtroppo, ancora una volta, alle capacità di intervento di emergenza delle banche centrali si contrappone una risposta molto nebulosa da parte della politica. C’è un vertice europeo già fissato per la prossima settimana, ma sui contenuti, in caso di Brexit, è buio pesto. Bisogna distinguere il breve dal lungo periodo, ha detto ieri Visco. È su quest’ultimo che oggi si addensano le preoccupazioni maggiori.

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