Il futuro prossimo della moneta sarà digitale: quali e quanti giocatori ci saranno in campo? Nell'interesse di tutti occorreranno come minimo due condizioni. La prima evitare i rischi di monopolio o di oligopolio nei pagamenti; per cui la moneta digitale dovrà essere emessa da almeno tre diversi soggetti: le banche centrali, le banche, ma anche le non banche, a partire dalle imprese del settore tecnologico per arrivare ai produttori di bitcoin. La seconda condizione è che dovranno essere evitate situazioni di asimmetria regolamentare tra i diversi emittenti. Altrimenti i rischi riguarderanno sia la stabilità monetaria sia quella finanziaria.
Quale sarà il destino della moneta? Le grandi imprese dell'economia digitale – come Apple, Amazon, Google, Facebook e Twitter – stanno esplorando con sempre maggiore velocità e profondità l'offerta di prodotti e servizi tradizionalmente forniti dal settore bancario. In parallelo si diffondono le cosiddette criptomonete, anch'esse generalmente prodotte al di fuori del perimetro bancario. Dunque il sistema dei pagamenti sarà sempre più interessato da novità – e questo è un bene – che non devono però mettere a rischio quei beni pubblici fondamentali che sono l'integrità e la stabilità di tale sistema. Occorre che la regolamentazione dia una risposta completa e immediata alle nuove sfide che nascono dall'intreccio tra tecnologia e moneta. La risposta più efficace si può riassumere in una espressione: concorrenza tra pubblico e privato.
Oggi l'unica moneta pubblica disponibile è il contante. Le banche centrali dovrebbero invece consentire a tutti di avere un conto corrente - per il deposito, non per il credito - presso di sé, emettendo moneta elettronica. In altri termini, la banca centrale emette delle carte prepagate. È essenziale che la banca centrale crei una linea esclusivamente di debito, non di credito. Il credito della banca centrale deve rimanere riservato alle banche, in quanto il processo di affidamento di credito presuppone capacità e conoscenze – e relativa assunzione del rischio – che è impensabile estendere a tutti i cittadini.
Emettere moneta digitale non deve significare diventare una banca di stato, stile sovietico.
Il contante dovrebbe continuare ad essere emesso, ma solo in biglietti di piccolo taglio. Inoltre, se ci si ponesse come obiettivo anche la progressiva riduzione dell'uso del contante, dovrebbero essere penalizzati i trasferimenti da moneta digitale a moneta cartacea, con una maggiore penalizzazione al crescere degli importi e della frequenza dei trasferimenti.
Come il contante, anche la moneta digitale sarebbe il mezzo di pagamento ufficiale, vale a dire l'unico a poter essere legalmente accettato in tutti gli scambi. La moneta pubblica digitale sarebbe ovviamente radicalmente differente dai pagamenti digitali privati oggi esistenti, appartenenti alle due famiglie della moneta bancaria e della moneta non bancaria. La differenza dipende dalla fisionomia giuridica di chi li emette. Ricordando che la moneta è un debito che qualcuno emette, l'emittente può essere formalmente autorizzato a farlo – le banche – oppure è un soggetto privato le cui passività vengono accettate negli scambi; si pensi alla moneta privata gestita da imprese o organizzazione non bancarie – inclusi i cosiddetti bitcoin.
Ogni forma di moneta digitale – pubblica o privata – è tanto più efficace tanto più assolve al compito di mantenere costante il potere di acquisto di chi la detiene. Il potere di acquisto di una moneta può essere intaccato da tre rischi: il rischio di liquidità (non si riesce a scambiarla con altri beni e servizi), il rischio deprezzamento (il suo valore, relativamente agli altri beni e servizi, è incerto) ed il rischio insolvenza (chi la emette non è in grado di onorare i debiti). In più ogni moneta è caratterizzata da un rischio trasparenza, che dipende da quante informazioni trasmette su chi la usa; il rischio trasparenza, per essere concreti, è oggi minimo nel caso del contante e dei bitcoin. Dunque per un cittadino la scelta di una forma di moneta rispetto ad un'altra dipenderà dalle sue preferenze rispetto alle diverse fonti di rischio. Ad esempio, chi non sopporta i rischi della trasparenza sono quei soggetti che violano le leggi – da quelle sulla tassazione a quelle sul crimine – e che oggi tendono a preferire i contanti o i Bitcoin. Per queste ragioni l'introduzione della moneta pubblica virtuale dovrebbe essere accompagnata da penalizzazioni dei trasferimenti verso le monete che garantiscano maggiori livelli di anonimato.
Rispetto a tali rischi, la moneta pubblica elettronica avrebbe rispetto al contante lo stesso rischio liquidità ed insolvenza, ma un minore rischio deprezzamento ed un più alto rischio trasparenza. Rispetto alla moneta bancaria, lo stesso rischio trasparenza, avrebbe minori rischi di liquidità-insolvenza, e il rischio deprezzamento dipenderebbe dai rendimenti relativi (la moneta bancaria, per essere appetibile, dovrebbe offrire rendimenti più alti). Rispetto ai bitcoin, la moneta pubblica elettronica avrebbe meno rischio liquidità e meno rischio insolvenza, un maggiore rischio trasparenza, nonché un minore rischio deprezzamento (tenendo conto di quanto volatili sono i prezzi delle valute virtuali).
Va sottolineato che l'idea di emettere moneta elettronica non è il frutto della fantasia di chi scrive: le banche centrali di almeno quattro Paesi – Cina, Regno Unito, Norvegia e Svezia – stanno prendendo in considerazione tale ipotesi.
In tempi normali, finirebbe il monopolio della moneta elettronica legale da parte delle banche, e si offrirebbe uno strumento alternativo a chi cerca oggi la moneta elettronica per ragioni diverse dalla preferenza per l'anonimato, che - detto per inciso - spesso è molto forte in chi ha commesso un reato, dall'evasione fiscale in giù . Tutti i conti correnti dovrebbero essere lievemente remunerati, a differenza del contante. Ciascun cittadino potrebbe scegliere la composizione della sua liquidità tra contante, Euro Coin e moneta privata, a seconda delle sue abitudini e convenienze. All'interno della moneta privata, occorrerebbe assicurare condizioni di pari concorrenzialità tra banche e non banche. Il futuro della moneta digitale deve essere regolato, quindi preparato fin da oggi. Altrimenti, sia l'efficacia della politica monetaria che la tutela del sistema dei pagamenti e più in generale della stabilità finanziaria potranno correre rischi non piccoli.
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