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Dossier Il segreto dei Bitcoin? La scarsità vale più dell’oro

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    Dossier | N. 83 articoliCriptovalute: bitcoin e le altre

    Il segreto dei Bitcoin? La scarsità vale più dell’oro

    Imagoeconomica
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    Bitcoin a 11mila dollari, poi giù a 9mila, poi su fino a quota 12mila: per chi ama il brivido delle montagne russe, l’andamento dei Bitcoin è un’esperienza che per molti è da non perdere. Certo, il fatto che un investimento di 50 euro in Bitcoin nel 2012 valga ora 5 milioni di euro è un richiamo forte, ma resta il fatto che a 12mila dollari c’è ben poco da scherzare sulla sorte: come dicono a Wall Street, «easy come, easy go».

    Detto questo, dopo l’ennesimo record segnato dalla criptovaluta digitale - e malgrado il coro crescente degli allarmi e delle minacce istituzionali - si ripropone ora l’ormai abituale tormentone: quanto saliranno ancora i Bitcoin? Una risposta tecnicamente sensata è di fatto impossibile: i Bitcoin non si valutano come i bond e le azioni. E a differenza delle valute a corso legale, hanno la caratteristica che nessuno può controllarne il valore a causa della natura decentralizzata del metodo di creazione: la quantità di valuta in circolazione è limitata a priori, è perfettamente prevedibile e quindi conosciuta in anticipo da tutti i suoi utilizzatori. Ma basta leggere qualche report e discuterne con gli analisti finanziari più evoluti per accorgersi che una sola domanda può avere risposta: esiste un investimento comparabile a quello nella criptovaluta? Eccolo: il mercato dell’arte. Non che i Bitcoin vadano trattati come un quadro o una scultura, ma dietro il loro andamento tendenzialmente rialzista c’è un fattore formidabile che si chiama «SCARSITÀ».

    Come l’arte, i Bitcoin sono un investimento che si basa sulla fiducia di chi li compra e soprattutto sulla leva esercitata dalla loro scarsità. Un esempio che ho trovato molto appropriato è il paragone tra il prezzo astronomico raggiunto dai Bitcoin e il prezzo di vendita fissato poco tempo fa per un quadro di Leonardo: la tela è stata battuta a 450 milioni di dollari, un record storico per qualsiasi opera d’arte. Ebbene: sono tanti 450 milioni per una tela? Se si pensa che la spesa annua in opere d’arte è di 45 miliardi di dollari l’anno a livello mondiale e che di quadri del genere ne esistono solo due o tre, 450 milioni per un Leonardo sono quasi un affare. Lo stesso principio si può applicare al valore dei Bitcoin, di cui circolano oggi 16 milioni di pezzi a fronte di un numero totale che tende asintoticamente al limite massimo di 21 milioni: sono forse tanti, insomma, 160 miliardi di capitalizzazione (che salgono a 300 aggiungendo le criptovalute concorrenti)per un «asset scarso» la cui produzione totale tende asintoticamente al limite di 21 milioni. Non solo: davanti ai 372mila miliardi di dollari che rappresentano il valore cumulato di tutte le asset class negoziabili sui mercati, 300 miliardi in criptovalute sono un potenziale rischio sistemico?  Come è chiaro dai numeri, tutte le criptovalute messe insieme non arrivano allo 0,2% del valore complessivo del mercato finanziario: è un fenomeno da maneggiare con cautela, ma certamente non da mettere in gabbia.

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