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Questo articolo è stato pubblicato il 02 gennaio 2011 alle ore 14:54.

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Nel suk dei nativi digitaliNel suk dei nativi digitali

In Europa - che ha messo la competenza digitale al quarto posto (dopo prima lingua, lingua straniera e matematica e scienze) tra le competenze chiave per l'educazione degli stati membri dell'Unione - il paese più "nativi digitali oriented" è l'Inghilterra, dove la riforma del sistema scolastico voluta dal governo Blair ha ridotto drasticamente il numero degli studenti per classi, favorendo così la personalizzazione dell'insegnamento, e tagliato il numero delle materie. "Sono passati- sottolinea Paolo Ferri - da un modello disciplinare basato sui contenuti a quello per competenze che si regge su un principio: imparare ad imparare". Ferri ricorda che la lavagna interattiva è presente nel 100% delle classi primarie e secondarie inglesi mentre in Italia si punta ad averne una su dieci entro il 2011. Qui la strada è ancora tutta in salita.

Il ministero dell'Istruzione porta avanti il progetto LIM, che riguarda l'introduzione di lavagne interattive nelle aule, e quello Cl@ssi 2.0 che punta a finanziare con 30mila euro 156 classi (in Italia ci sono circa 25mila scuole) delle scuole medie inferiori per lo sviluppo di progetti innovativi. "C'è una grande carenza di investimenti dall'alto - denuncia Ferri - arginata da qualche dirigente di buona volontà". Per il professore della Bicocca è a livello territoriale, grazie all'autonomia scolastica e alle capacità manageriali e creative di qualche preside, che si vedono i migliori esperimenti.

A Bollate, un comune di 37 mila abitanti alle porte di Milano, per imparare a usare l'iPad basta chiedere aiuto a un bambino. Nelle aule dell'Istituto di via Brianza - due scuole elementari e due medie inferiori - al posto di quadernetti e matite, da settembre gli alunni usano il tablet computer prodotto dalla Apple.

Qualche centinaia di chilometri più a Sud, a Reggio Emilia - la città dove tutti vorrebbero avere 3 anni per quel "Reggio Approach", lodato dal New York Times (parole d'ordine: arte, assemblee di classe e respiro globale), che ha fatto guadagnare al capoluogo emiliano il titolo di capitale mondiale degli asili nido - software, dispositivi elettronici e lavagne interattive hanno ormai sostituito seggioloni e orsacchiotti.

Bollate e Reggio non sono residui di una bizzarra avanguardia pedagogica, il cui simbolo cinematografico è ancora "Bianca" di Nanni Moretti, con le vicende della scuola "Marylin Monroe" dove al posto della foto del presidente della Repubblica c'e' Dino Zoff e i professori giocano alle slot machines e al flipper. Dimostrano piuttosto che ci sono, anche in Italia, presidi e maestri che hanno capito chi sono e come si educano i nativi digitali.

"Ma il risultato è quella di una cartina dell'innovazione a macchia di leopardo", dichiara Ferri, che tuttavia si dice ottimista. Da un lato perché "nel 2013 andrà in pensione la metà degli insegnanti italiani", dall'altro perché crede nel contagio positivo: "In 10 anni le scuole al passo con le trasformazioni sociali e tecnologiche, e per questo premiate con finanziamenti e alto numero di iscrizioni, avranno costretto le altre ad adeguarsi". Una speranza? No, un dovere. Perché "innovare innovare innovare", il famoso mantra di Hal Varian di Google News, è l'unica chance di sopravvivenza anche per la scuola italiana.

serena.danna@ilsole24ore.com
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