Il Sole 24 Ore
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L'ironia salva gli antenati

Serena Danna


Il bello di pranzare con un aristocratico è che se invece di versare il vino nel calice, lo rovescia in un bicchiere per l'acqua, non puoi dare certo la colpa alla cattiva educazione. Anche perché buona parte della sua infanzia Giulio Giustiniani, nato a Firenze 58 anni fa, l'ha trascorsa a prendere lezioni a tavola da papà Sebastiano detto Nello, che faceva sedere i figli, a turno, alla sua destra per schiaffeggiarli più comodamente in caso di confusione tra forchette e coltelli.
È s stato proprio quel padre severo a dare l'ispirazione per il titolo del libro appena uscito s, Il sangue è acqua, in cui il giornalista racconta – attraverso le avventure di s monache di clausura, principi mongoli, seguaci di Girolamo Savonarola e il doge di Venezia – s la sua famiglia aristocratica divisa tra Toscana e Veneto.
«Quando io e i cugini, da bambini, facevamo il baciamano – s spiega – s le amiche di mia nonna pronunciavano sempre la solita frase: "si vede che il sangue non è acqua". Qualche anno dopo, a Forte dei Marmi, un conte rubò il portafoglio di mia madre e allora mio padre mi disse: " sVedi Giulio, non è il sangue a fare le persone ma le loro azioni: il sangue è acqua " s».
D sopo anni di giornalismo in prima linea tra carta stampata e televisione (è stato, tra le altre cose, vicedirettore del Corriere della Sera e ha diretto il Gazzettino di Venezia e il t sg di La7) , Giustiniani ssi è ritirato a Percoto, in Fri u sli Venezia Giulia, con la moglie Elisabetta Nonino, a fare il papà di Caterina, 9 anni, e delle gemelle Costanza e Beatrice, 4 anni . H sa scritto il libro per la più grande , s che « snon capisce come io sabbia potuto vivere mezzo secolo senza di lei» e tiene in camera la foto del nonno mai conosciuto.
sNon possiamo vedere l'orgoglio negli occhi sdi Caterina perché è a scuola , s ma suo padre s – s rilassato sul divano come chi, dopo anni di telefonate di politici e colleghi arrabbiati, passa oggi le giornate nel silenzio della letteratura e del giardinaggio – s racconta la reazione: «All'inizio era incredula, ora quando ne parliamo ride : svive i miei antenati come fossero i spersonaggi di un sfilm». Reazione che, s secondo l'ex direttore, è l'unica s possibile per rapportarsi a storie di uomini che sfidavano a duello chi gli stava antipatico s e di donne che negli anni Sessanta giravano in carrozza. Altro che nostalgia di un mondo che non c'è più s: «Bisogna guardare al passato con ironia», dice Giustiniani. Nei primi tempi, s però , s il giornalista non ci riusciva: « I s ricordi più immediati che avev o s mi rimandavano l'immagine di un mondo cupo e oppressivo , s in cui l'unico gesto di libertà era scappare in montagna o rifugiarsi in cucina con la servitù». Piccole fughe da un s mondo popolato da donne severissime: «La mia bisnonna impediva alla figlia malata di uscire , s perché nessuno in città doveva sapere che aveva problemi s». La nonna invece «non faceva entrare i nipoti in pasticceria perché i dolci sono un peccato di gola». Eppure, spulciando i diari dei parenti (i nobili di casa Sardi Mazzei avevano quello che la nonna chiamava « sil vizio della scrivarella » s), sono venuti fuori personaggi e aneddoti che hanno dato una sterzata di leggerezza s alla stesura del libro: «Ho scoperto di avere un parente principe che aveva esposto s un'opera del grande pittore fiammingo Bruegel in bagno, convinto che fosse l'unico luogo della casa funzionale alla contemplazione s. Un altro parente dava da mangiare sai figli le ossa del pollo mentre sai due cani, a cui si rivolgeva usando il s " slei " s, riservava sil petto».
Gli antenati preferiti da s Giustiniani , una madre e una figlia, provengono dal s ramo materno : s«La prima s aveva una passione segreta e litigiosissima con il poeta sFoscolo mentre la figlia s, sposata con un sPucci di Barsento molto più anziano di l e si, conobbe un ufficiale russo e scapp ò con lui sprima a Venezia, poi a Parigi e infine a San Pietroburgo». N sell'albero gen e salogico di Giustiniani, tra l'aristocrazia toscana «austera e autocritica» e quella veneziana «più indulgente verso le debolezze dell'uomo» , s arrivano si russi. «L ' sidea di avere un antenato mongolo sdiscendente dall'Orda d'oro di Gengis Khan mi appassiona: i russi rappresentano l'irruzione del caos nella famiglia, l'idea che il proprio destino si d ebba s cercare fino in capo al mondo».
sL'educazione sentimentale del giovane Giustiniani è segnata dal tabù s del peccato: « Il snonno paterno non parlava mai di sua s sorella perché aveva tradito il marito conducendolo alla morte s: un giorno confuse le lettere per il consorte s e per l'amante e il primo, aperta la missiva, s si suicidò al fronte davanti ai soldati». P ser fortuna c'è quel po' di sangue russo che dà «l'idea che per amore si può fare tutto». Anche conqui s stare a una festa la giovanissima rampolla di casa Nonino, Elisabetta, e prometterle s amore eterno e famiglia numerosa nonostante due decenni s di differenza. « D sico sempre alle mie figlie che sè molto più importante il cognome Nonino , s che è un brand , s di quello Giustiniani , s che è un ricordo», dice l'ex direttore susando l a stessa ironia s che porta nei c lub s dedicati agli aristocratici del XXI secolo: « Ogni tanto vado al scircolo della caccia a Roma o a s quello dell'Unione a Firenze sper respirare l'aria dei vecchi tempi, il clima della casa dei miei nonni . G sli ospiti di solito sono belli se molto, molto spiritos i. C sapita che qualcuno arrivi a cena senza cravatta o con una giacca chiara, se allora il cameriere corre a cercar e un rimedio s nel magazzino tra le risate generali s».
Le incursioni sdei nonni nella sua educazione "borghese" sha nno s creato piccoli incidenti di percorso al Giustiniani giovane scronista della Nazione di Firenze s: «I primi mesi in re d sazione mi alzavo in piedi se entrava qualcuno e tutti ridevano. .. Un scollega poi ssi divertiva a buttarmi il cappotto a terra solo per dirmi " sraccoglilo che squi non c'è la servitù "» s.
Eppure c'è qualcosa che si potrebbe recuperare di quell'universo fatto di regole e buon gusto: «Oggi si confonde la notorietà, che si guadagna con un'apparizione in tivù s, con la reputazione che si costruisce, invece, attraverso azioni giuste e concrete s. Inoltr e tra i nobili c'era smolta più attenzione culturale ai "poveri": il personale di servizio era parte integrante della famiglia e s, quando sdiventa vano s vecchi , s erano i "padroni" a prendersi cura di loro. È v vero che grazie salla sinistra gli operai sono diventati protagonisti , s ma finita l'era ideologica sono stati presto dimenticati». Benvenuti nel mondo delle c sontraddizioni contemporanee, altro che certezze da Ancien Régime.
serena.danna@ilsole24ore.com
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la carriera


Giulio Giustiniani inizia la carriera giornalistica alla «Nazione» nel 1970. Diventa caporedattore centrale nel 1982 e tre anni dopo assume la vicedirezione del «Resto del Carlino» a Bologna, dove resta fino al 1987. Chiamato da Ugo Stille come caporedattore centrale del «Corriere della Sera», diventa vicedirettore del quotidiano di via Solferino nel 1990, con le deleghe per la politica e la cultura. Nel 1996 assume la direzione del «Gazzettino di Venezia», dove rimane cinque anni. Dal 2001 al 2006 è direttore news e direttore editoriale di La7 per poi passare all'agenzia Apcom, che dirigerà fino al 2008. Oggi vive a Percoto, in Friuli Venezia Giulia, dove si occupa di letteratura, cucina, giardinaggio e delle sue tre figlie.

il sangue è acqua

Giulio Giustiniani Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca

pagg. 386|€ 18,00