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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2011 alle ore 11:30.

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Toni Servillo e Remo Girone in un foto di scena del film "Il gioiellino'' di Andrea Molaioli. (Ansa)Toni Servillo e Remo Girone in un foto di scena del film "Il gioiellino'' di Andrea Molaioli. (Ansa)

Difficile, invece, tifare per il branco di Piranha 3D che invade l'ultimo film di Alexandre Aja. Lui è probabilmente il miglior cineasta che l'horror abbia avuto negli ultimi anni. Qui torna indietro di decenni per recuperare il genere horror erotico e demenziale. Se la gode il regista transalpino, permettendosi tutto, persino di far divorare il povero Richard Dreyfuss dai famelici animali (ma salva Elizabeth Shue, sex symbol degli anni '80), dopo che lo stesso era sopravvissuto a Lo squalo. C'è di tutto, persino amputazioni che mai avremmo voluto vedere (povero Adam Scott), o a una Woodstock kitsch fatta di maggiorate e musica a tutto volume in riva al mare. Il tutto, se non bastasse, in 3D. I cammei si sprecano- Eli Roth è il presentatore di miss maglietta bagnata che...perde la testa, ma ci sono anche Ving Rhames e Christopher Lloyd- così come sangue e massacri. Con un finale, quello sì, degno dell'originale di Joe Dante del 1978. Un remake supertrash in cui il demenziale estremismo è meno spontaneo e più studiato della pellicola di 33 anni fa. Se amate il genere, comunque, sarà impossibile non divertirsi.

Difficile, infine, divertirsi con Una cella in due. I pur bravi caratteristi Enzo Salvi e Maurizio Battista, complice anche la regia mediocre di Nicola Barnaba e una sceneggiatura quasi inesistente, non reggono la prova del lungometraggio come riescono a fare sul palco. I loro due evasi e il loro film "d'evasione" si porta stancamente da una gag all'altra, sforzandosi di essere altro. E così ci si gode qualche momento divertente- quando i due si lasciano andare alla loro comicità immediata, fisica, funzionano- e ad alcuni cammei. Come quelli dei giocatori Taddei, Rosi, Foggia, Firmani e Rocchi o dell'anchorman romano Marione Corsi nella parte di un padrino in galera- bella sorpresa, nessuno avrebbe scommesso sul suo talento recitativo e invece se la cava alla grande- e del menestrello e attore Riccardo Angelini, detto "Galopeira", che, forse, meritava più spazio (lui, il teatro, lo calca già da un po', e con ottimi risultati). Una cella in due, insomma, anche per la presenza di un Ceccherini poco e male sfruttato, risulta troppo stretta. Per tutti.

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