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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 14:04.

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La nascita del rock
La musica era country, ma anche blues; ovvero i due generi rispettivamente di origine bianca e afro-americana che fusi fra di loro partorirono il rock. E suonare non era solo un modo per guadagnarsi il pane. Raccontava per mezzo dei "talking blues" (che poi fecero la fortuna del primo Dylan) la dura vita dei lavoratori, dei disoccupati, degli scioperanti. I fascisti veri Guthrie li combatté però arruolato nel corpo della Marina durante seconda guerra mondiale. Tornato in patria dopo la vittoria, finì nelle liste nere del periodo maccartista. Certo non per ottuso pregiudizio del Fbi; il cantante non nascondeva certo le sue idee comuniste. Se ne andò nel 1967 a causa del morbo degenerativo detto malattia di Huntington. Intanto nei campus degli Usa infuriava la rivolta giovanile, poi rimbalzata e ingigantita in Europa.

L'individuo vince sull'ideologia
Di certo ha ragione Alessandro Portelli, vero luminare della controcultura letteraria e musicale statunitense che firma la prefazione del volume: Guthrie è «un'insostituibile avanguardia culturale», con predilezione per «la materialità sonora delle parole». Parente dunque di Rabelais, Robert Burns, Whitman e Kerouac. Evidente anche l'influenza di Marc Twain, soprattutto nella descrizione delle marachelle e degli entusiasmi infantili. Ciò che vi è di debole in Guthrie non lo si trova nello stile, semmai nell'ideologia. Anche se da buon americano non permette mai che l'ideologia l'abbia vinta sull'individuo.

Quando muore l'illusione resta il canto
L'inizio del romanzo, forse il pezzo più riuscito, spiega il titolo originale del romanzo: «Bound for glory». Diretto alla gloria è il treno di una canzone che qualcuno intona in un vagone affollato di vagabondi e lavoratori stagionali. Sudati e pressati, respirano polvere di cemento e finiscono per cedere alla tentazione della rissa. Ottima metafora (anche se vissuta realmente sulla propria pelle) del proletariato che combatte lotte fratricide invece di unirsi in quella risolutiva contro il capitalismo, facendosi classe. O forse, semplicemente, qualcosa di più profondo: il simbolo della condizione umana su questa terra, una prigionia dalla quale si scappa solo cantando. Perché il canto resta, anche quando muore l'illusione. E la speranza torna questione evangelica, la canzone preghiera, spiritual. Più che alla diatriba sulla sanità pubblica e sul ruolo dei sindacati nell'economia Usa, tocca alle questioni ultime trovare le risposte che Dylan cantava disperse nel vento.

Punk, rap o misticismo
Ora che anche la fiaccola della grande speranza di cambiamento radicale accesa Obama è ridotta alla brace, c'è da credere sempre meno nei miracoli della politica, nella volontà di cambiare il mondo, raddrizzare legni storti. E dunque la canzone impegnata cosa potrà cantare? Sarà un ritorno allo sporco realismo nichilista del punk, assisteremo a un'impennata del rap più arrabbiato. Oppure, dicevamo, tramontati gli idoli, si può veramente salire verso qualcosa di più divino. Intanto si vocifera che il prossimo album degli U2 sarà il loro lavoro più mistico, intitolato «Songs of ascent».

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