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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2011 alle ore 08:22.

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Illustrazione Guido ScarabottoloIllustrazione Guido Scarabottolo

La grande novità, però, consiste nel fatto che anche chi non è affetto da un deficit che compromette uno dei cinque sensi, possiede straordinari poteri percettivi di cui non è consapevole. Il nostro cervello, infatti, se sottoposto a determinate condizioni – per esempio la cecità indotta sperimentalmente con l'ausilio di una maschera da portare cinque giorni – che determinano un deficit parziale e temporaneo, reagisce immediatamente invocando l'ausilio delle altre aree sensoriali e potenziando il nostro tatto o il nostro udito, o gli altri sensi.

Pensare ai cinque sensi come a strumenti separati l'uno dall'altro è un grave pregiudizio intellettualistico. Rosenblum spiega, e lo fa in uno stile leggero, chiaro, divertente, come per il nostro cervello la percezione sia sempre multisensoriale. Le storie che racconta sono straordinarie. Si prenda il caso di Brian Brushway, cieco dalla nascita e campione di mountain byke. Per orientarsi Brushway si affida all'ecolocalizzazione. Il ciclista emette con la bocca forti segnali acustici a intermittenza, prodotti facendo schioccare la lingua ogni due secondi. Il riflesso prodotto dal suono che rimbalza sugli oggetti – gli ostacoli sul tragitto – viene percepito dall'udito infallibile di Brushway, che riesce anche a stabilire la qualità degli oggetti stessi – alberi, radici sul terreno, costruzioni – e addirittura a distinguerne i materiali sulla base della qualità della risonanza emessa. Esattamente come i pipistrelli, che «confrontano le differenze di durata, energia, frequenza tra suono emesso e suono di ritorno, e sono così in grado di individuare l'ubicazione e le caratteristiche degli oggetti (falene, alberi, fili del telefono)».

E che dire di Michael, campione degli Houston heat, squadra di baseball per non vedenti, che si affida all'udito per dare la battuta? Ascoltando il ticchettio emesso dalla palla mentre si trova in aria, non solo riesce a individuarne la collocazione precisa, ma anche il senso rotatorio, informazione fondamentale per sapere come rimbalzerà una volta che avrà toccato il suolo.

L'abilità di Michael è di saper "ascoltare il futuro". Un'abilità in cui tutti noi eccelliamo. Per esempio, quando attraversiamo la strada, spesso distratti o mentre parliamo al cellulare, sebbene ci sembri di affidarci alla sola vista per l'individuazione di un'auto che sta per avvicinarsi pericolosamente a noi, in realtà utilizziamo le informazioni uditive che, in questa circostanza, ci sono anche più utili. Quando sentiamo una fonte sonora avvicinarsi, si attivano le aree cerebrali associate al rilevamento del moto, al riconoscimento dello spazio e alla reazione motoria. L'evoluzione ha messo a punto un sistema cerebrale di "avvicinamento uditivo", che ci avverte in anticipo circa la posizione oggettiva dell'auto che si approssima, per consentirci di evitarla in tempo. «È come se il sistema di avvertimento dell'avvicinamento uditivo ingannasse le aree del cervello preposte alla reazione in modo che agiscano prima del necessario, assicurando in tal modo la sicurezza».

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