La morte di Enrico Bellone (nato a Tortona il 14 agosto 1938) lascia sorpresi e sgomenti chi lo ricorda partecipare a Padova, solo pochi mesi fa, alle discussioni per selezionare la cinquina del Premio Galileo. Con Galileo, la sua figura e la sua opera, Bellone ha intrattenuto un discorso che non si è mai interrotto.
Dai tempi de Il mondo di carta (1976), il volume che, ben presto tradotto in inglese, ha reso noto il suo nome anche fuori dai confini nazionali, fino al recente Galilei e l'abisso (2009) e poi Qualcosa là fuori. Come il cervello crea la realtà, pubblicato solo il mese scorso da Codice edizioni, un volume che prende ancora le mosse da Galileo ma che fin dal sottotitolo rivela quali fossero ormai gli interessi di Bellone negli ultimi anni.
Laureato in fisica a Genova nel 1962, Bellone era ben presto entrato a far parte del gruppo di studiosi, logici, filosofi e storici della scienza riuniti a Milano attorno alla figura di Ludovico Geymonat. Aveva collaborato alla sua Storia del pensiero filosofico e scientifico e, in seguito, alla Storia della scienza curata da Paolo Rossi. Dopo aver insegnato a lungo a Genova, era stato chiamato a ricoprire la cattedra galileiana di Storia della scienza a Padova. Direttore della rivista «Le scienze» dal 1996 per oltre dieci anni, aveva inaugurato con Galileo la fortunata serie di biografie dei «Grandi della scienza» associate alla rivista che, nel 2003, aveva affiancato con una nuova rivista, «Mente e cervello».
Per i suoi appassionati interventi in difesa della cultura scientifica, affidati alle pagine de Le scienze e ai suoi numerosi saggi, nel 2008 gli era stato attribuito il Premio Preti «per il dialogo fra scienza e democrazia». Nel 1996, chiudendo il primo volume di aggiornamento della Storia del pensiero filosofico e scientifico, che egli stesso aveva curato insieme a Corrado Mangione, Bellone scriveva che a Geymonat andava riconosciuto «il merito d'essersi battuto affinché gli storici della scienza, oltre a essere riconosciuti in ambito accademico, fossero anche protagonisti della battaglia che ogni società deve compiere per salvare se stessa, ovvero per produrre conoscenza senza istituire fittizie linee doganali tra cultura, scienza e storia». Sulle orme di Geymonat, è un merito che oggi va riconosciuto anche a Enrico Bellone.
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