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Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2011 alle ore 08:25.

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È un film che non si pone il sacro problema a monte: se un dio sia in ascolto, o in agguato. Perché ad affannare (molto) e a consolare (poco) il nostro percorso, sono le quotidianità e le idiosincrasie. E lo Spirito Santo, forse è solo una mano amica che muove le tende per simulare la presenza di qualcuno che non c'è, come qui fa una Guardia Svizzera per ingannare i cardinali mentre il papa in fuga incontra la vita per le vie di Roma.
Dal funerale iniziale, che è quello di Giovanni Paolo II, approdiamo a una rappresentazione de Il gabbiano di Cechov che chiude – anche fisicamente – il protagonista in una gabbia che potrà spezzare solo compiendo il gran rifiuto che Dante attribuisce a Celestino V. Per viltade? Per evitare la vertigine di affacciarsi da quel balcone benedetto che viene inquadrato con maledetta angoscia e significa il tuffo negli altri che nessun personaggio morettiano vuole o è in grado di fare. Habemus Papam finisce con la presa di coscienza di un fallimento, come era quello di don Giulio in La messa è finita. Se questo sia un messaggio di impotenza, o un'autocoscienza matura e finalmente benefica, è il mistero di una fede non svelata che rimane – quanto mai prima in Moretti – affidato alla percezione di spettatori che è lecito temere più curiosi che numerosi. Perché le consuete gag esistenziali questa volta si perdono nella foschia emotiva, o sono affidate a caratteri macchietta come gli sciocchi cronisti televisivi. Rimarranno delusi coloro che speravano che il sempre meno autarchico Nanni facesse il diavolo a quattro in Vaticano. Quelli che, dalla poltrona del cinema, gli urleranno invano: «Di' qualcosa di sinistro! Di' qualcosa di sinistro!».
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habemus papam di Nanni Moretti Italia, Francia, commedia, 104', 2011 Cast: Michel Piccoli, Nanni Moretti, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Margherita Buy
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