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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2011 alle ore 20:26.

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William Blake, "Newton" (1795-1805)William Blake, "Newton" (1795-1805)

Se negli ultimi due secoli, e in modo sempre più accelerato negli ultimi cinquant'anni, il benessere e la libertà nel mondo sono aumentati, nonostante tutto, un ruolo importante l'ha svolto la scienza e la sua diffusione culturale. Attraverso l'istruzione, più che per via della divulgazione. Non riesco a vedere quale altra novità, dopo la Rivoluzione Neolitica, possa spiegare come mai, dopo diecimila anni di tentativi falliti, a un certo punto si è riusciti a far convivere civilmente e far crescere in benessere e libertà, in modo abbastanza stabile, società umane a priori del tutto improbabili.

La scienza, quindi, richiede menti speciali. Che non vuol dire umanamente superiori. Solo capaci di funzionare in modo un po' diverso dall'ordinario. E richiede che le idee scoperte da queste menti, e il metodo usato, si diffonda nella società. Perché in questo modo si neutralizzano anche gli impedimenti stessi alla scienza, che sono poi disvalori che rendono spesso tragica la convivenza civile: totalitarismo, razzismo, superstizione, eccetera.

Le beautiful minds sono quelle che, per motivi che possono essere i più diversi, hanno saputo guardare le cose in modo nuovo, costruendo ipotesi in prima istanza estranee all'esperienza ‐ e per questo così spesso combattute nel nome delle percezioni immediate ‐ che, messe a confronto con i fatti raccolti o provocati, hanno consentito di capire che cosa c'è al di là dell'esperienza diretta, che per milioni di anni era bastata ai nostri antenati per la mera sopravvivenza. Del resto, cosa hanno in comune i postulati di Euclide, la statica di Archimede, il concetto ippocratico della malattia, il principio d'inerzia o la prima legge del moto, il calcolo infinitesimale, la teoria cinetica del calore, la teoria della selezione naturale, la tavola periodica, la relatività speciale, la teoria microbica delle malattie e il codice genetico? Partono da ragionamenti che vanno contro l'esperienza comune e, usando diversi accorgimenti operativi, arrivano a scoprire le leggi che governano il mondo naturale, o realtà che non sono accessibili ai nostri sensi. Ma le cui caratteristiche spiegano molte più cose delle nostre intuizioni.

Le menti scientifiche sono esempi formidabili delle potenzialità manipolatorie del cervello umano: che si tratti di Talete, Euclide, Archimede, Ippocrate o Erasistrato, fino alle più sofisticate ricerche sulla natura delle forze fondamentali o sull'organizzazione fisica e biochimica delle cellule, passando per Copernico, Galileo, Newton, Riemann, Einstein, Planck, Darwin, Pasteur, Claude Bernard o la coppia Watson/Crick.

Un altro aspetto a cui non si presta attenzione è che le idee scientifiche non si trasmettono geneticamente. Quindi perché il 'miracolo' della sopravvivenza della scienza si mantenga ad ogni generazione, dobbiamo costringere i nostri figli ‐ in buona parte forzandone la natura, come ci spiegano gli psicologi cognitivi ‐ ad acquisire gli strumenti cognitivi, e le qualità morali, per non affidarsi troppo alle intuizioni. Soprattutto durante l'adolescenza. Quindi è fondamentale ritornare continuamente sulle biografie delle beautiful minds, e ricordare come e cosa esse hanno prodotto sfidando la tradizione. E così cambiando non solo la storia culturale, ma anche quella civile dell'occidente.

Scienza per tutti: venerdì 26 agosto sarà in edicola il primo dvd della collana "Beautiful minds", dedicata alle più brillanti menti scientifiche che ci hanno insegnato a guardare il mondo con occhi nuovi e a trarne regole generali. Si parte con «Pitagora, Euclide. La nascita del pensiero scientifico», presentati da Piergiorgio Odifreddi.

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