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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2011 alle ore 16:20.

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"La lingua italiana è la nostra storia e il nostro futuro": l'Accademia della Crusca ha voluto porre in evidenza questo motto nel suo sito, per ricordare a tutti l'importanza che le lingue hanno sempre avuto e hanno soprattutto nell'attuale società della comunicazione e quale sia la loro forza attrattiva nei confronti della cultura di un popolo.

Oggi la Crusca è il più importante centro di ricerca scientifica dedicato allo studio e alla diffusione dell'italiano, con un carattere di assoluta unicità nel nostro Paese. La sua fama è legata, com'è noto, all'invenzione del primo grande vocabolario storico nazionale, (il Vocabolario degli accademici della Crusca: 1612 e via via aggiornato in cinque edizioni, fino alla soppressione voluta dal fascismo nel1923), tesoro di una lingua letteraria raffinata ("il più bel fior ne coglie"), modello riconosciuto dei grandi vocabolari i europei.

Negli ultimi decenni l'Accademia si è molto rinnovata per adeguarsi alle mutate condizioni culturali e linguistiche dell'Italia, così come hanno fatto le maggiori accademie e i più importanti istituti linguistici europei, che per svolgere i loro compiti sono opportunamente e fortemente sostenuti dai loro Stati (circa 8 milioni di euro all'Istituto di Mannheim per la lingua tedesca e 80 dipendenti). Ciò non è mai avvenuto e non avviene per la Crusca. Il contributo destinato dallo Stato italiano all'Accademia (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) è di circa 190.000 euro all'anno (ridotto rispetto al passato e sempre suscettibile di tagli) e non è sufficiente neppure a mantenere la sede e il personale di ruolo (circa 400.000 euro).

Non parliamo di biblioteca (125.000 volumi), di archivio e di tutte le attività di ricerca, formazione e alta divulgazione che per statuto l'Accademia svolge. Sono tantissimi i giovani e gli insegnanti che frequentandola hanno potuto approfondire le loro conoscenze e molti di quei giovani continuano a lavorare per noi, con contratti precari, affiancando i pochi dipendenti di ruolo (solo 6) nella realizzazione di progetti diversi e occupandosi, insieme a loro, di settori chiave (biblioteca, archivio, sito, consulenza, pubblicazioni). Anche grazie al suo personale e ai suoi collaboratori (oltre che per il lavoro gratuito dei suoi accademici e di alcuni amici competenti) la Crusca ha potuto continuare a vivere, nonostante il debolissimo sostegno dello Stato, seppur con grande fatica e con il rischio incombente di interruzione.

Ha anzi saputo aprirsi sempre più a un dialogo fertile con un pubblico vasto, quello di tutti gli "amatori" della lingua italiana, seguendo strade diverse: seminari, convegni, corsi, lezioni, mostre, il periodico semestrale la "Crusca per voi", internet, la consulenza e le visite guidate. Basta scorrere la nostra agenda dei prossimi mesi per rendersi immediatamente conto di quanto intenso e diversificato sia questo campo di attività, non certo riservato agli specialisti. Il ventaglio dei temi lo dimostra: dalla lingua della scienza a quella del diritto, da Dante alla lingua della radio e della televisione, fino alle difficoltà dell'odierno linguaggio amministrativo. In primo piano tuttavia ci sono i giovani con le Olimpiadi di lingua italiana e l'informatica con biblioteche, archivi digitali e corpora.

Lo Stato, attraverso un recente parere del Consiglio di Stato, ha riconosciuto all'Accademia della Crusca la natura giuridica "pubblica", legata alla sua funzione storica e al delicato ruolo attuale: contribuire a diffondere una maggiore consapevolezza e una migliore conoscenza della lingua nazionale. Ruolo di interesse generale e di grande responsabilità in un Paese come il nostro che è arrivato tardi alla completa unificazione linguistica e che conosce ancora troppe diseguaglianze. L'Italia sta infatti affrontando, in condizioni di fragilità, senza l'appoggio di una forte coscienza linguistica diffusa, tutti i problemi legati alla globalizzazione e al multilinguismo. L'Accademia se ne occupa in modo specifico, tra l'altro dedicando ogni anno a questo importante aspetto della nostra contemporaneità una manifestazione internazionale: la Piazza delle lingue (2007-2011).

Eppure, dopo il parere del Consiglio di Stato e nonostante le ripetute denunce e richieste, il Governo non ha ancora provveduto a dare all'Accademia, attraverso un provvedimento normativo, quella certezza giuridica e quella stabilità economica che le è assolutamente necessaria per funzionare, realizzare i propri obiettivi istituzionali e programmare il futuro. E ora la recente manovra minaccia addirittura di cancellare la Crusca come ente inutile e dispendioso! Sono grata al ministro Galan per il tempestivo intervento contro un provvedimento che sembra ignorare il ruolo storico e attuale dell'Accademia, che contraddice il riconoscimento dell'interesse generale, così come le motivazioni del Consiglio di Stato e sembra autolesionistico, anche dal punto di vista economico, perché causerebbe allo Stato la perdita di un'istituzione illustre, che è stata capace, tra l'altro, di raccogliere in questi anni molti finanziamenti pubblici e privati.

Non c'è che da augurarsi che questa situazione negativa sia ribaltata e sia invece avviata una vera e propria "rifondazione" della Crusca. Il Governo deve fare la sua parte, ma sono sicura che alla sua rinascita parteciperanno i moltissimi amici che negli ultimi decenni l'hanno aiutata a crescere: dall'Associazione Amici dell'Accademia della Crusca ONLUS, alle Istituzioni pubbliche e private (a cominciare dalla Regione Toscana) che contribuiscono a finanziarne funzionamento e progetti, alla folla di persone che da tutto il mondo frequenta il sito, ai cittadini che offrono il 5 per mille. La Crusca rinascerebbe così grazie a una fitta rete di salvataggio, intrecciata virtuosamente dal centro e dalla periferia e da forze pubbliche e private diverse. Gli innumerevoli messaggi di sconcerto e di solidarietà arrivati in questi giorni rappresentano un segnale molto positivo del potenziale incremento dei nostri amici; e in ogni caso sono una testimonianza inequivocabile di quanto l'Accademia della Crusca sia radicata nella società, sia sentita come una risorsa di tutti e come un patrimonio comune da arricchire e valorizzare.

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