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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2011 alle ore 08:16.

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Come è noto Wittgenstein sosteneva l'impossibilità del «linguaggio privato», ovvero di un linguaggio che fosse comprensibile necessariamente a una sola persona. Se vogliamo esprimere i nostri pensieri tramite il linguaggio, quanto esprimiamo deve essere in qualche modo pubblicamente accessibile: il pensiero non può essere per sua essenza privato.
La psicologia comportamentista di B.F. Skinner, prendendo le mosse da assunzioni differenti, porta a conclusioni simili: il solo modo in cui possiamo studiare il pensiero è guardare al comportamento verbale, poiché a differenza dei pensieri privati, il comportamento può essere verificato scientificamente.
L'eredità di queste prospettive in filosofia analitica è la visione della rappresentazione mentale (ciò che Franz Brentano nel XIX secolo chiamava «intenzionalità») fortemente basata sullo studio del linguaggio.
Nella mia presentazione al 7º Congresso europeo di filosofia analitica di Milano discuterò questo approccio nella sua interezza. Sebbene l'approccio alla rappresentazione mentale – intenzionalità – basato sul linguaggio abbia dato molti risultati rilevanti ha un effetto distorcente sul corretto intendimento della mente cosciente.
Il grande filosofo tedesco Edmund Husserl, fondatore della fenomenologia, vide l'intenzionalità e la coscienza come intrinsecamente connesse: si tratta di un'idea intuitiva; l'intenzionalità è come ci rappresentiamo il mondo e molto nella nostra rappresentazione del mondo, in percezione, pensiero ed emozione, è cosciente. Tuttavia, argomenterò al Congresso, l'approccio alla rappresentazione mentale basato sul linguaggio non è in grado di rendere conto adeguatamente della coscienza e in questo i filosofi analitici hanno molto da imparare dal "continentale" Husserl.
Uno dei più influenti filosofi analitici, Gottlob Frege, propose una potente analogia per catturare quella che lui chiamava l'oggettività del pensiero. Pensiamo a qualcuno che guardi alla luna attraverso un telescopio. La luna è qualcosa di perfettamente oggettivo che sta lì su nello spazio sia che la si pensi o meno. Questa condizione è analoga agli oggetti che pensiamo nel mondo.
Ma c'è anche l'immagine nel telescopio: sebbene sia colta da una prospettiva parziale, essa è anche oggettiva, nel senso che molte persone, tramite essa, sono in grado di osservare la luna.
Per Frege, ciò è analogo ai pensieri che esprimiamo attraverso il nostro linguaggio: benché i pensieri siano formulati da una prospettiva parziale, lo stesso pensiero può essere espresso da persone diverse. Ma c'è anche un'altra componente nel quadro: l'immagine della luna sulla retina dell'osservatore. Anche questa è una rappresentazione parziale, ma è soggettiva: dipendente dalla mente individuale dell'osservatore.
Questa, secondo Frege, è analoga al l'idea nella mente di chi pensa ed egli riteneva che tali idee non dovessero avere alcun ruolo nello studio del significato linguistico poiché sono incomunicabili e non condivisibili e il significato è quanto è condiviso, comunicato.
Frege può aver avuto ragione su questo, tuttavia, anche se le idee sono irrilevanti per il significato, non lo sono affatto per la coscienza: la dottrina che chiamo Psicologismo è tale per cui la coscienza è lo studio delle idee private e soggettive nella mente. Lo Psicologismo è stato rigettato dai filosofi analitici, ma io argomenterò che le ragioni per questo rifiuto non sono del tutto convincenti.
Knightbridge Professor of Philosophy,
Università di Cambridge
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