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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2011 alle ore 08:15.
Ci sentiamo dentro il Flaubert dei Tre racconti, per l'impassibilità del punto di vista. Ci sentiamo il clima dei film anni Settanta di Werner Herzog, per la disperata emarginazione dei personaggi e per il senso dell'inevitabilità del destino. Stiamo parlando di In nome di Dio e per mano del diavolo, la terza opera narrativa di Germana Fabiano (Palermo 1971). Autrice colta, che vive in Germania e che ha scelto la strada non facile di un romanzo storico-esistenziale, ambientato fra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento in Piccardia. Dove il protagonista, Laurent Deville, è un ragazzo figlio di boia e destinato al mestiere di boia. Lo vediamo al principio, al momento dell'iniziazione, a 16 anni, aiutante del carnefice, un lontano parente che lo ha preso in casa per allevarlo al suo stesso mestiere. Tocca a lui agganciarsi alle gambe del condannato, un povero vecchio accusato di furto, abbracciarlo e tenerglisi stretto finché l'altro abbandona la vita. Mentre la sua cambia, da allora: forse per sempre.
È ben dura l'esistenza di un boia nella Francia rinascimentale. Se da un lato è figura pubblica riconosciuta, d'altro lato è evitato, obbligato a indossare una veste scarlatta che lo rende diverso. Né gli è lecito mescolarsi alla gente. Si sostenta degli esigui proventi delle esecuzioni: «alte opere», ovvero le esecuzioni capitali, e «basse opere», cioè le pene minori, come la gogna o la «maschera della vergogna». In mancanza di queste, la famiglia del boia si arrangia come può: il bosco fornisce bacche e erbe, e qualche piccolo animale selvatico. Ma, per tradizione, il boia è anche guaritore, con unguenti e con l'imposizione delle mani. Tutto questo Laurent, bello e intelligente, impara in fretta alla scuola del Maestro Deville. Trova l'affetto e il calore umano nella famiglia che lo ha accolto a nove anni; nell'amore devoto della figlia maggiore del Maestro, Eve, che gli è destinata in sposa, e nel rapporto clandestino, fatto di passione e di sesso, con la minore, Marie, selvaggia e magnifica. Ma rimane un escluso: schernito e malmenato dai coetanei. È la follia del mondo – il tema dominante del libro – che rischia di travolgerlo.
Avvolto da un'aura simbolica, il romanzo racconta, con meravigliosa tenuta narrativa, sette anni di vita di Laurent, in pubblico (una serie di esecuzioni atroci) e nel privato della vita familiare. Allo scoppio della peste, c'è chi trova un'occasione per incolparlo, lui che con gli unguenti ci sa fare… La Fabiano è bravissima nel dipingere una folla di personaggi, i più diversi, e a descrivere il percorso psicologico del protagonista in un crescendo allucinante. Leggetela: ha già fatto molta strada.
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Germana Fabiano, In nome di Dio e per mano del diavolo, Robin Edizioni, Roma, pagg. 312, € 14,00