Il Sole 24 Ore
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Crocetti, 30 anni di-versi

Andrea Kerbaker


Nicola Crocetti è un tipo davvero curioso. Tra i maggiori intenditori italiani di poesia, per tutta la vita ha lavorato nel mondo della stampa quotidiana, tenendosi ben distante dalle redazioni culturali. Ogni volta che qualcuno gli ha proposto uno spostamento in quelle pagine, ha rifiutato: «No grazie», spiegava gentile, con la voce bassa che lo contraddistingue, «lì non potrei essere libero». Naturale che la risposta lasciasse piuttosto interdetti gli interlocutori, che cercavano solo di venire incontro alle sue inclinazioni. Ma per Crocetti, spirito indomito, la libertà è sempre stata tutto, e ha voluto piuttosto garantirsela con una casa editrice tutta sua, rigorosamente limitata alla poesia, che festeggia in questi giorni i 30 anni.
Com'era da aspettarsi, l'anniversario viene celebrato con un libro in versi: un elegante volume con la traduzione del Capolavoro mostruoso di Ghiannis Ritsos, a cura dello stesso Crocetti, che firma anche una breve introduzione in cui rievoca l'inizio dell'avventura editoriale, nata proprio sotto la stella di Ritsos. È una storia semplice e pura: l'idea si palesa nella primavera del 1981; Crocetti la verifica in una cena con un amico milanese esperto di editoria, Carlo Mainoldi, dove decidono il nome e disegnano il logo. Poi l'editore in erba, greco per parte di madre, telefona in Grecia al suo amico Ritsos. La risposta è entusiasmante: per augurargli buon vento, il poeta gli invia alcune poesie d'amore inedite, «calde della mia mano».
Crocetti le traduce in tre giorni e corre a stamparle: a maggio, con il volume Erotica la nuova casa editrice è battezzata.
A quel primo libro ne seguiranno molti altri, con la medesima veste grafica: un sobrio bianco panna, spesso vestito dalle cure tipografiche di Giorgio Lucini, da sempre complice delle migliori imprese editoriali italiane. I titoli hanno dapprima privilegiato i due paesi dell'editore, Italia e Grecia; tra i tanti autori citiamo solo Costantino Kavafis e Giovanni Raboni, affiancati da numi tutelari di altre nazionalità come Aragon, Anne Sexton, il Premio Nobel Seifert. A partire dal 1988, poi, tutti questi poeti, e mille altri, Crocetti li ha fatti conoscere ai lettori italiani in un'altra avventura incredibile, la rivista mensile «Poesia» (che nome, se no?), giunta oggi al numero 263, con tirature impensabili per un Paese dove tutti scrivono poesie, ma nessuno le legge.
Tutto questo, Crocetti lo ha fatto con ben pochi mezzi e ancor meno finanziatori, accompagnato dal sacro fuoco che solo anima imprese di questo tipo. E da un condivisibile orgoglio, perché la sua attività «nata minuscola, è rimasta piccola. Piccola ma libera, di una libertà pura e assoluta». Prosit.
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