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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2011 alle ore 18:35.

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I papà italiani, anche loro anziani, ansiosi e iperpartecipi hanno un modo tipico di accogliere i nuovi nati. Niente benedizioni, danze o invocazioni religiose. Bensì lo scatto fotografico. Questo è il nuovo rituale. Concentrati a cogliere il primo attimo di vita dei loro piccoli, prima ancora di averli toccati con mano immortalano i neonati attraverso cellulari e videocamere. Che la prima tappa del figlioletto sia Facebook o il parentado fuori in trepidazione, non è chiaro. Ciò che è certo è che per tanti italiani non vi è alcun bisogno di ringraziare Dio, perché è compito e dovere dell'ospedale consegnare a mamme e papà un figlio sano e bello. Ed è ancora sulla manifestazione di gioia che tra italiani e stranieri corre qualche differenza.

La maggior parte degli stranieri, una volta varcata la soglia dell'ospedale, vivrà situazioni di esclusione sociale. Eppure la nascita è quasi sempre un irrefrenabile boato di canti, salti e preghiere. La nascita dei bimbi italiani passa quasi in sordina in confronto. Come se le coppie di genitori quasi si vergognassero, in quell'ambiente, di cantare, ridere e piangere: ci si scambia qualche abbraccio, ci si informa che il bambino sia "normale".

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