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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2011 alle ore 08:05.

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Metti che ti arriva un sms. Firmato Bono Vox: «La tua voce sembra una sezione di fiati. È sexy come un whisky invecchiato in una botte di quercia». Adelmo Fornaciari, classe 1955, da Roncocesi, frazione alle porte di Reggio Emilia - per tutto il mondo Zucchero per via di un nomignolo affibbiato dalla maestra, alle elementari, ormai cucito addosso come un vestito su misura - gongola raccontandosi e raccontando il successo del suo tour che da maggio lo ha portato a suonare in una sessantina di date. Tutte strapiene. In Italia, ma soprattutto all'estero, Un lungo elenco di Paesi: Svizzera, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Gran Bretagna, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Russia, Croazia, Serbia, Slovenia, Lussemburgo e Oltreoceano, con una decina di concerti tra Canada e Stati Uniti. E ancora in Italia, in questi giorni, dove ha ripreso a suonare con il suo Chockabeck world tour e dove andrà avanti sino a fine anno con un'altra 40ina di date. Insomma cento concerti in sei mesi, uno dietro l'altro.

Il disco
Chockabeck che dà il nome al suo ultimo lavoro dalle sonorità nashvilliane, uscito lo scorso anno, è un neologismo "sugariano" creato unendo due parole dialettali: chocka e beck. Vuol dire, più o meno, «non c'è niente... nel becco». Come a dire: non c'è niente da mangiare. Una frase che gli ripeteva suo padre da bambino. E ricorda, nei testi e nelle atmosfere folk la sua origine contadina. Puro country, made in Emilia. Con un sound super raffinato, internazionale. Il successo di questi mesi on stage, del resto, ne è la riprova…

Il romanzo
In questi giorni, non pago, Zucchero ha anche presentato un Romanzo biografico (Il suono della Domenica, Mondadori, 293 pagine, euro 19). Un bel libro che racconta la storia della sua vita. Una storia che sembra un musical, di un ragazzo di campagna diventato oggi rockstar internazionale, che trova nella sua infanzia e nella sua terra grassa, l'Emilia rossa, triangolo micidiale di musica, moto, tagliatelle e salami, genio contadino, la sua ispirazione. La trama della sua vita. Dalla provincia emiliana alla Rock hall of fame

«Figlio di un "voltaformaggio" e di una casalinga - è scritto nella presentazione - il piccolo Adelmo Fornaciari cresce, tra i campi, vicino a Reggio Emilia. Un mondo piccolo tra la cooperativa comunista e la parrocchia di don Tajadela, il prete bello grosso, popolato di personaggi memorabili come la nonna Diamante, il nonno Cannella, lo zio Guerra, maoista che mangiava solo riso, la Vittorina che si piega per gonfiare la ruota della bicicletta e gli mostra le mutande, rivelandogli cosa c'è sotto e spalancandogli la porta dell'erotismo e delle fantasie sessuali. Siamo a metà degli anni Cinquanta. Delmo aggiusta in officina il suo mosquito che non parte mai, dorme in una camera dove stanno appese sopra il suo letto meravigliose coppe, salami, ciccioli, prosciutti. Si sveglia alla mattina unto e profumato di grasso. E va in chiesa a suonare l'organo. In cambio serve messa. Un mondo antico fatto di fatiche, ma anche di un inesausto desiderio di felicità. Cambia il set. Dall'Emilia Adelmo si sposta nella Forte dei Marmi delle estati ricche e degli inverni poveri, delle balere e dei dancing. Poi nella Carrara anarchica. Non smetterà più di inseguire le sue radici, cantando e suonando in tutto il mondo».


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