Il Sole 24 Ore
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La prima laurea in jazz

Paolo Fresu


Nonostante il difficile momento dell'Italia e dell'Europa la buona notizia è che a Siena è nata la prima «Libera Università del Jazz» d'Italia. È un riconoscimento importante non solo per Siena Jazz, che da oltre trent'anni rappresenta la massima espressione della didattica jazz in Europa, ma direi per la musica tutta, e soprattutto per quelle espressioni che in Italia non godono di sufficiente attenzione e che vengono ancora relegate al ruolo di linguaggi di nicchia. Un buon segnale, stante la difficoltà a riconoscere a tutte le culture contemporanee lo stesso valore, scardinando l'antica presunzione delle egemonie colte.
La notizia dunque ha molteplici significati. Se da una parte rappresenta l'avanzamento del pensiero creativo, dall'altra riconosce al jazz (e apre le porte alle musiche altre) un valore contemporaneo in seno alla società occidentale collocando tale genere nell'albero genealogico del nostro Dna che non è più solo il repertorio operistico o la canzone. È inoltre il riconoscimento di un percorso tipicamente italiano: se a volte poco si fa nelle istituzioni pubbliche per via di un lassismo atavico, è grazie all'energia e al trasposto dei singoli che si riesce talvolta a costruire grandi palazzi solidi. Siena Jazz grazie al lungimirante lavoro di Franco Caroni è riuscita a realizzare un sogno.
Personalmente ho vissuto l'esperienza di Siena Jazz prima come allievo e poi come docente per oltre quindici anni. Nell'estate del 1982 ero studente e partecipai al saggio di fine corso in Piazza Tolomei assieme ad un manipolo di musicisti sardi, con il pianista Enrico Pieranunzi come docente. Alla fine dell'esibizione, noi tesi come corde di violino, ci disse: «bravi, sembrava quasi jazz!». «Quasi jazz» perché al jazz ci si arriva. E non è facile.
Pieranunzi diceva che il jazz non si insegna e infatti, dopo qualche anno, lasciò i corsi di Siena per dedicarsi totalmente all'attività concertistica e, mentre lui stava per abbandonare, io stavo diventando parte del gruppo docente degli stessi corsi dove solo qualche anno suonavo il "quasi jazz" in Piazza Tolomei.
Da parte mia ero convinto che il jazz non si potesse insegnare ma che si potesse almeno trasmettere una filosofia di pensiero e trasferire in tempo reale tutte quelle informazioni di carattere tecnico che avrebbero accelerato il percorso di crescita. Tant'è che io stesso, nel 1989, ho fatto nascere dei corsi nella città di Nuoro e che ora giungono alla 24a edizione.
Davo ragione a Pieranunzi in parte ma allo stesso tempo ero cosciente che per apprendere il jazz bisogna essere predisposti; altrimenti non accade niente e dopo venti anni uno arriva a suonare il "quasi jazz": e non è un bel sentire.
Uno studio dell'AMI (Associazione Nazionale Musicisti di Jazz) degli anni 90, quando io ero il vice dell'allora presidente Giorgio Gaslini, individuò in Italia circa 700 scuole di jazz. Il corso di musica Afro-americana nei Conservatori italiani era ancora utopia e i tempi in cui io fui praticamente radiato dal Conservatorio di Sassari perché il mio insegnante scoprì che suonavo la «musica del Diavolo» non era poi così tanto lontano. Immagino che i corsi di jazz pubblici e privati siano arrivati a un migliaio mentre i musicisti professionisti, sempre più bravi, giovani e preparati, sono sempre di più. Magari alimentano un esercito di disoccupati che andranno a insegnare nelle mille scuole di jazz creando nuovi musicisti che a loro volta insegneranno e suoneranno poco, perché non ci sono possibilità concrete e la concorrenza è notevole. Il problema non è più del jazz o del "quasi jazz" e del fatto che questo si possa insegnare o trasmettere. È che l'Italia vive un momento realmente difficile laddove, di fronte alla crisi, si devono fare delle scelte dolorose e difficili. Il passo successivo al riconoscimento del ruolo di Siena Jazz e delle musiche contemporanee dovrà essere quello di creare un nuovo stato per gli artisti che non lavorano per gli Enti Lirici e per le orchestre. Quelli che la Francia chiama «intermittenti dello spettacolo» e che oltre ad insegnare potranno avere anche la possibilità certa e concreta di vendere la propria arte. Un detto popolare sardo recita «in caminu s'accontzat barriu». Letteralmente. Accontentiamoci di questi risultati nella speranza che il cammino di crescita culturale nel nostro Paese sia di pari passo con quella volontà di cambiamento che sta permeando la nuova Italia. Nonostante Tremonti abbia detto che la cultura non si mangia sono certo che la nostra anima si nutrirebbe e che il nostro Pil ne guadagnerebbe.
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l'università
È stata ufficializzata a Siena la prima «Libera Università del Jazz» d'Italia. Il riconoscimento è arrivato con la firma del decreto ministeriale, da parte del MIUR, con il quale la prestigiosa istituzione senese (leader nella formazione jazzistica) viene accreditata quale istituzione abilitata a rilasciare titoli accademici di alta formazione al pari, sul piano normativo, dei Conservatori statali e delle istituzioni e Università europee e internazionali con cui collabora da anni.
l'archivio di arrigo polillo
Tutto è iniziato con Arrigo Polillo, il più importante critico jazz italiano del secolo scorso, instancabile animatore, direttore di «Musica Jazz» per anni. Nel 1989, Polillo cedette a Siena Jazz tutta la sua collezione di libri e dischi, ingenerando poi un meccanismo di imitazione da parte di altri storici giornalisti e appassionati. L'archivio continua a incrementare e aggiornare i propri fondi grazie a nuove donazioni e acquistando sul mercato dei dischi antichi, usati e nuovi. La collezione libraria è composta da oltre duemila volumi, e Siena è l'unica biblioteca pubblica italiana dove si può consultare l'intera collezione della rivista «Musica Jazz» (dal 1945 a oggi). Sono migliaia i dischi disponibili nei diversi formati, con la possibilità di essere tradotti in digitale. Tra i progetti in corso presso il Centro studi, diretto da Francesco Martinelli, ci sono: l'Indice completo di «Musica Jazz», una «Storia Orale del Jazz Italiano» e decine di gallerie fotografiche dei concerti senesi e non solo.
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www.sienajazz.it