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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2011 alle ore 08:17.

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Ne emerge la ricostruzione di una vera e propria "eresia gesuitica", fondata sul primato delle interiori "illuminaciones divinas" rispetto alle pratiche ascetiche e devote, sull'accentuato spiritualismo di una fede esperienziale, sull'interiore libertà rispetto a un'autorità ecclesiastica alla quale si deve obbedire ma dalla quale si può dissentire, sulla distinzione tra i pochi fondamenti essenziali della fede e i molti aspetti secondari sui quali è lecito transigere e adeguarsi, sulla conseguente pedagogia gradualistica che ciò comportava nella predicazione, nella guida delle coscienze, nella stessa definizione delle gerarchie interne. Un nucleo eterodosso funzionale all'autonomia dell'ordine e ai suoi peculiari compiti di apostolato e capace di dar vita a una sorta di latomico radicalismo istituzionale, destinato via via a spegnersi con la sostituzione di una nuova generazione postridentina ai primi discepoli di sant'Ignazio, a disperdersi e rifluire nelle sue stesse cautele esoteriche e infine a riassorbire l'eversiva accommodatio nei confronti dei riti cinesi nel lassismo morale a beneficio dei penitenti. Su quel nucleo religioso originario dei primi gesuiti questo libro porta il contributo di una riflessione di non comune acutezza, che scardina consolidate certezze relative a sant'Ignazio e ai suoi primi confratelli, sottraendoli al mito agiografico per ricollocarli nei contesti e nelle contraddizioni della storia.
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Guido Mongini, «Ad Christi similitudinem». Ignazio di Loyola
e i primi gesuiti tra eresia e ortodossia, Alessandria, Dell'Orso, pagg. 180, s.i.p.

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