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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 19:23.

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Il giorno dopo l'arrivo a Palermo, ho fatto la conferenza e con mia moglie Ann siamo andati a trovare delle amiche, le figlie di Marcello e di Giuliana. L'indomani ho tenuto un seminario (in realtà una sessione di domande e risposte) e il giorno dopo abbiamo preso il treno con Gianluigi e un suo amico che vive a Palermo con moglie e figlio, ma insegna filosofia all'Università di Messina. Abbiamo fatto soltanto in tempo a vedere il Duomo di Messina, prima di ritirarci in albergo. L'indomani mia moglie è rimasta in città mentre l'amico di Gianluigi mi ha accompagnato in macchina a Mineo, a sud-ovest di Catania. Avevo con me una copia della seconda edizione del libro, da mostrare ai giocatori che probabilmente non l'avevano mai visto. Il viaggio è durato circa tre ore, in mezzo a una bella campagna ondulata.

Mineo è su una collina e ci si arriva da una salita tutta curve. Ha una sua dignità, un tempo era la capitale di Ducezio che nel V secolo a.C. aveva condotto i Siculi a combattere contro i Greci. Mineo non dà l'impressione che sia accaduto granché dai tempi di Ducezio e viene spesso omessa dalle mappe, anche dettagliate, della Sicilia. Non se lo merita: ha un vero fascino. É l'unico posto in cui Gianluigi non è riuscito a trovare giocatori di tarocchi. Dalle mie due visite precedenti conservavo un'immagine vivida della piazza centrale, ma distorta dal ricordo probabilmente perché ho faticato a riconoscerla. Abbiamo passeggiato chiedendo se ci fossero giocatori e l'amico di Gianluigi ha finito per trovarne, tutti membri di uno stesso circolo. Era ancora presto, ma mi hanno portato in una stanza piuttosto spoglia e mi hanno invitato a una partita. Come si confà al luogo, a Mineo vige una forma più tradizionale, simile a quella settecentesca descritta dal Marchese di Villabianca nel suo opuscolo sui giochi siciliani.

Purtroppo i miei gentili ospiti lamentavano che fosse «in via di estinzione» perché «i giovani hanno altri trastulli». Ho fatto vedere il mio libro, ho promesso di mandarne una copia e chiesto loro di scrivermi se trovavano errori nella mia descrizione del gioco di Mineo.
L'indomani, sulla strada del nostro rientro a Palermo avevamo deciso di fermarci in due città da tarocchi nella provincia di Messina. Barcellona Pozzo di Gotto è vicina alla costa. Da quanto ho potuto vedere, è pulita, moderna, priva di antichi palazzi. Ci siamo presentati in un circolo di giocatori, e anche qui ho giocato. Il circolo occupava alcuni eleganti locali e sono stato informato del fatto che fra i membri sono ammesse soltanto persone con un buon livello di educazione, trattasi insomma di un'istituzione meno modesta che a Mineo. Di nuovo ho mostrato il mio libro, ignoto qui come a Mineo, e di nuovo ne ho promesso una copia in cambio di una lettera che segnalasse eventuali correzioni.

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