Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 19:00.

My24

Non capisco bene che cosa voglia dire Vattimo quando si riferisce ai «dibattiti etici». In ogni caso a me sembra che la chiarificazione dei concetti sia molto importante in etica e in ogni altro campo della filosofia. In particolare, se le scelte morali non possono che essere lasciate agli individui, sarà più facile per loro decidere alla luce della chiarificazione dei problemi che i filosofi possono offrirgli.
La chiarificazione è l'unico compito della filosofia? Sicuramente è uno dei più importanti, e sarei tentato di dire che è l'unico. È vero che io ho una visione estremamente ottimistica sul fatto che la chiarificazione potrà portarci molto lontano, ma questo è perché credo che essere scettici sulla sua portata possa essere pericoloso.

Guardate quante cose meravigliose fa la matematica: eppure è "soltanto" la derivazione logica di conseguenze a partire da principi evidenti.
Il professor Vattimo mi chiede se quella che io chiamo «la nostra concezione della realtà» può essere considerata qualcosa di simile al «senso dell'essere» di Heidegger. E cerca di spaventarmi dicendo che, se non è così, allora la filosofia sarà ridotta a sapere ausiliario delle scienze. Io penso che si tratti di due cose diverse.

La prima proposizione del Tractatus di Wittgenstein dice che «il mondo è la totalità dei fatti, non delle cose». Per avere una concezione vera della realtà non solo dobbiamo conoscere gli "esseri" che contiene, ma sapere quali fatti stanno in piedi e in virtù di cosa stanno in piedi. I fatti corrispondono alle proposizioni vere; contrariamente ad Heidegger, e d'accordo con Frege, io dico che è alle proposizioni che si riferisce la verità, non ai fatti. Per avere una concezione della realtà - e vedere il mondo correttamente - noi dobbiamo arrivare a una comprensione profonda del concetto di verità. E credo che per questa via sia più facile arrivarci.

Ma torniamo alla questione che io avevo posto nel mio articolo di domenica scorsa, e proviamo a riformularla in modo da rispondere a un'altra domanda che mi rivolge Vattimo. Il quale scrive: «Chi si sforza di parlare ragionevolmente del senso dell'essere certo non pensa di stare scrivendo un romanzo o una poesia. Vuol dire però che si sente come uno che lavora alla soluzione di un problema raggiungendo risultati che, se "veri", rimangono nella storia come un teorema geometrico o una scoperta sperimentale e servono all'ulteriore progresso della scienza? Così pensa infatti Dummett la scientificità, sia pure sui generis della filosofia. Ma per stare sul terreno dei fatti che dovrebbe essergli caro, può citare qualche soluzione di problema filosofico che si sia collocata nella storia in questo modo?».

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi