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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 19:09.

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Ingiustizie simili infrangono la legge morale, così come viene intesa dai cristiani, nonché da ebrei e musulmani, quanto l'aborto. Ma i conservatori morali le trascurano e addirittura le lodano perché sono commesse da leader politici contrari all'aborto e all'omosessualità sebbene non abbiamo il potere di metterli fuori legge. Una simile cecità davanti alle offese recate alla virtù della giustizia dimostra che i conservatori morali sono rei di ipocrisia: si schierano con la legge morale solo in parte.
Che dire dei loro oppositori? Non manifestano forti principi morali. Appoggiano vagamente ciò che dà fastidio ai conservatori, ma non esprimono chiari principi propri. Colpisce che durante la campagna elettorale per la presidenza, il candidato democratico non abbia citato una sola volta Guantanamo. Perché? C'è una risposta semplice: «Perché non voleva perdere le elezioni». Le ha perse comunque, ma perché denunciare una lunga detenzione senza processo né speranza di liberazione, per non parlare dei maltrattamenti, doveva far perdere le elezioni?

Per due motivi. I conservatori morali, a loro vergogna, erano favorevoli a quelle detenzioni e altri si astenevano dal metterle in discussione, convinti che il proprio paese non potesse macchiarsi di un'ingiustizia tanto clamorosa. Tutti noi dobbiamo reprimere questo tipo di sentimenti patriottici. Li ho scoperti in me stesso: appena le abominazioni di Abu Ghraib sono state rese pubbliche, il mio disgusto era accompagnato da un certo compiacimento: «i soldati britannici non si sarebbero mai comportati così», pensavo.

Ho dovuto ricredermi. Poche personalità pubbliche, politiche, ecclesiastiche hanno osato dire ai propri compatrioti che simili illusioni non sono nobili, bensì corruttrici. L'amore per il proprio paese è un sentimento appropriato, l'orgoglio per il proprio paese rende ciechi al male.
Un moralismo angusto viene così confrontato con un dissenso debole e sfuggente che non osa né formulare principi morali forti né perciò trarne le conseguenze. I principi di cui tale dissenso dovrebbe essere portatore e portavoce degenerano in pregiudizi i quali né sono motivi per agire né vengono espressi se non quando si sente di poterlo fare in tutta sicurezza sociale o politica.

Uno degli aspetti peggiori del mondo attuale è la totale incapacità di gran parte dei politici - e degli ecclesiastici - occidentali di capire la percezione dell'Occidente fra le popolazioni dell'Asia (in Africa, è diverso) il cui sentimento prevalente è il risentimento. Sono felice che sia fallita la campagna per citare le radici cristiane della cultura europea nella "Costituzione" dell'Unione: avrebbe rafforzato l'identificazione tra Cristianità e Occidente già compiuta in Asia da molti non cristiani con ripercussioni deleterie sui cristiani indigeni in Medioriente, in Egitto e in India. Rischiano costantemente di venir considerati come quinte colonne dell'Occidente anche quando la loro presenza in quelle regioni risale a più di mille anni fa. Inoltre l'Europa ha grandi debiti culturali nei confronti di musulmani ed ebrei, oltre ad annoverarne nella propria popolazione. Citare Dio nella "Costituzione" avrebbe avuto effetti diversi.

Gli abitanti della Cina, dell'India e del Medioriente sanno che la propria civiltà è più antica di quella occidentale e che per certi versi le è stata o le è superiore. Naturalmente, si risentono per il predominio politico ed economico dell'Occidente. E ancor di più per la sua presunzione di superiorità morale; non vogliono lezioni su come va creato un sistema democratico sul modello occidentale. Ciò è soprattutto vero in Medioriente dove la popolazione vede Israele come un innesto dell'Occidente in territorio arabo, una percezione confermata dall'appoggio saldo e costante degli Stati Uniti. Allo stesso modo, Israele è visto come parte dell'Occidente nell'Occidente stesso, ne è un segno futile ma illuminante la sua partecipazione al Concorso Eurovisione della Canzone, cosa che non verrebbe mai concessa alla Giordania o alla Siria.

L'oppressione dei palestinesi da parte israeliana è quindi vista come un'oppressione degli arabi da parte dell'Occidente.
Pochissimi politici occidentali sono guidati nella propria azione da una consapevolezza di tali reazioni verso l'Occidente in coloro nella cui vita s'intromettono così malamente. I biechi attacchi di Osama bin Laden contro quelli che egli chiama i "Crociati" sono la versione esagerata di sentimenti diffusi tra gli abitanti del Medioriente che pertanto non provano verso di lui l'orrore provato dagli occidentali.

Un moralismo molto angusto da parte dei conservatori occidentali; una risposta timida dei loro oppositori che temono di enunciare propri principi morali forti; una cecità degli europei e degli americani davanti alla paura e al risentimento dell'Occidente in Medioriente, sono questi gli aspetti del mondo che più gravemente ne minacciano la pace e il progresso.

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