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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2012 alle ore 08:15.

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Quando nel maggio del 2011 è stato catturato Ratko Mladic, molti, ricordando lo sterminio di Srebrenica del luglio 1995, hanno detto che Srebrenica ci aveva "rivelato" Auschwitz. Ne dubito. Noi di fronte a Srebrenica abbiamo scoperto un'altra cosa, ma non siamo in grado di dirlo perché dovremmo fare i conti con il disagio della memoria.
Srebrenica 11 luglio 1995, è la dimostrazione che sapere che sta accadendo qualcosa, vederlo persino, non impedisce che quella cosa non solo sia possibile, ma che avvenga. E soprattutto abbiamo scoperto che dopo, noi, non i carnefici, siamo ancora in grado di vivere senza sentire la vergogna. A Srebrenica, in breve noi abbiamo scoperto, ma non siamo disposti ancora a riconoscere, che non è vero che lo sterminio avviene perché nessuno lo sa e che se avessimo saputo, non sarebbe potuto avvenire. Ma che lo sterminio avviene, lo vediamo in diretta e complessivamente continuiamo a pensare che sono "fatti loro". Comunque che non ci riguarda. Srebrenica luglio 1995, uno sterminio che è avvenuto non mentre tutti eravamo in vacanza, ma in un giorno infrasettimanale (per la cronaca era martedì), a poca distanza di qui, costituisce un evento ineludibile per riflettere sul senso della memoria e sulla sua funzione. Non era la prima volta. Quindici mesi prima era già avvenuto in Rwanda. Anche allora era prevalso il silenzio.
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in libreria
Donald Bloxham,
Lo sterminio degli ebrei
(Einaudi, Torino,
pagg. XXX-380, € 28,00):
la strage nazista degli ebrei vista nel più ampio contesto della storia europea degli ultimi due secoli
e in quello geostorico delle
vicende genocidarie dipanate
si su scala globale.
Due diverse interpretazioni
del linguaggio pubblico
sulla memoria della Shoah.
Donatella di Cesare, docente di filosofia all'Università di Roma
La Sapienza, propone una ricostruzione attenta alle implicazioni filosofiche del negazionismo con il libro Se Auschwitz è nulla (il Melangolo, Genova, pagg. 126, € 8,00).
Una seconda lettura è offerta da Abusi di memoria
(Bruno Mondadori, Milano,
pagg. 152, € 16,00) , nel quale la Valentina Pisanty, docente di semiologia all'Università di Bergamo, si rivolge all'analisi dei linguaggi pubblici sulla Shoah (quelli della negazione,
della celebrazione
e della sacralizzazione).

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