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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2012 alle ore 18:19.

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Gli orrori dei ghetti nazisti in mostra al VittorianoGli orrori dei ghetti nazisti in mostra al Vittoriano

Uno steccato in legno con tanto di filo spinato e un muro alto più di due metri occupano il cuore del salone centrale del Complesso del Vittoriano di Roma. Sono lì a testimoniare l'incubo che hanno vissuto centinaia di migliaia di ebrei ghettizzati. Sì, perché prima dei campi di concentramento sono stati i Ghetti nazisti (titolo della mostra allestita in occasione della Giornata della Memoria fino al 4 marzo proprio al Vittoriano) il simbolo dell'antisemitismo, la barriera che separava gli ebrei dal resto della società.

Attraverso fotografie, documenti storici, manufatti, giornali, filmati, lettere, diari, mappe, provenienti da istituzioni pubbliche e private (italiane, polacche, israeliane, francesi, americane e austriache) si vuole raccontare la storia dei ghetti nazisti in Polonia, dal 1939 al 1944, dalla loro costituzione (21 settembre 1939) alla deportazione, dalla vita vissuta nell'orrore alla resistenza.

Il viaggio è all'interno di quei recinti spinati o delle mura che hanno delimitato le "zone di quarantena" o di "epidemia" di oltre 400 ghetti sorti in Polonia dopo la conquista del territorio da parte della Germania. Varsavia (dove sorgeva il più esteso di circa 3,5 chilometri quadrati), Cracovia e Radom avevano i loro quartieri della persecuzione, una soluzione provvisoria alla cosiddetta "questione ebraica". Come si viveva in questi luoghi separati dal mondo? Al limite dell'indecenza fra regolamenti, restrizioni, maltrattamenti e lavori forzati. Sono esposti per la prima volta dei grafici a colori che testimoniano il livello di produttività dei ghetti.

Ghetti utilizzati come strumento di propaganda per dimostrare l'inferiorità della razza. Fa eccezione il caso di Theresienstadt, a 60 chilometri da Praga, che veniva definito da Hitler il "ghetto modello", dove vigeva una propaganda differente: si voleva dimostrare alla gente che gli ebrei durante la guerra erano dei privilegiati, che potevano anche giocare a calcio. Da non perdere il filmato intitolato «Fuhrer regala una città agli ebrei».

Con l'invasione dell'Unione Sovietica (22 giugno 1941), la politica diventa persecutoria. In Galizia vengono inviate squadre speciali dove furono uccise ventimila persone. Le fucilazioni proseguirono anche quando iniziarono le deportazioni nei campi di concentramento di Belzec, Sobibor, Treblika, Kulmhof e Auschwitz-Birkenau. Lasciano il segno i corpi ammassati nel cimitero di Lublino o i corpi nudi di ebrei che si apprestano ad essere fucilati.

Tra i vari documenti si fa notare un ordine originale di Himmler del luglio 1942 relativo alla tempistica sulla deportazione, al suo fianco c'è un manifesto in tedesco e polacco per informare gli ebrei che «chiunque si presenti volontariamente per l'espulsione riceverà 3 kg di pane e 1 kg di marmellata». Finalmente tiriamo un respiro di sollievo quando sulla parete dedicata ai volti dei liberati e dei liberatori riconosciamo Oskar Schindler, nella sua fabbrica, circondato dagli ebrei che ha salvato.

Ghetti nazisti
Dal 27 gennaio al 4 marzo
Complesso del Vittoriano, Roma
Curatori: Marcello Pezzetti, Sara Berger, Bruno Vespa
Ingresso libero

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