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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2012 alle ore 19:11.

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Evitate grazie a un impegno costante nell'attività pubblica e, di recente, in virtù della silenziosa ma efficace operazione di marketing messa punto per lanciare l'immagine del principe William (figlio di Carlo), ritenuto a larga maggioranza «il perfetto monarca del XXI secolo».
Al pari della sua antenata e omonima cinquecentesca, anche di Elizabeth si può dire che ha «un corpo di donna con un cuore di re inglese». Ha mantenuto la sacralità della funzione, adeguandola senza stravolgerla ai mutamenti imposti dalla modernità, fedele ai compiti che il ruolo, secondo il celebre trattato di Bagehot, impone ai monarchi: consigliare, incoraggiare, mettere in guardia i ministri. Restando in disparte, quando lo ha ritenuto necessario o esponendosi in altre circostanze in prima persona. Nella storia inglese occuperà un posto di assoluto rilievo, e certo non per banali record legati alla longevità.

«La Corona non è parte del nostro sistema istituzionale, ne rappresenta la sintesi», ha chiarito lo storico David Cannadine. Nessuno, in tempi recenti, ha saputo interpretare altrettanto bene un ruolo tanto difficile come Elizabeth, diventata regina in virtù dell'abdicazione dello zio e rivelatasi presto sovrana con le caratteristiche indispensabili per garantire la stabilità del regno e proiettare i Windsor verso il futuro.

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