Il Sole 24 Ore
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Numeri da grande schermo

Umberto Bottazzini


Quantità "silvestri", che non danno la misura di alcun segmento. Così Girolamo Cardano chiama i numeri immaginari quando, nel Cinquecento, vi si imbatte per la prima volta. Per Leibniz si tratta di «mostri di un mondo ideale, quasi anfibi tra l'Ente e il Non-ente». Per Eulero, di «numeri che per la loro natura sono impossibili» e sono chiamati immaginari «perché esistono solo nella nostra immaginazione». Appartiene infatti alla libertà e all'immaginazione del matematico la capacità di creare un mondo di oggetti immaginari, così come di concepire nuovi mondi descritti da una geometria che chiama «immaginaria», perché non è quella di Euclide. E di cosa tratta il cinema, se non di realtà fittizie che vivono nelle immagini proiettate su uno schermo?
Nel libro di Michele Emmer, l'immaginario della matematica si coniuga così con l'immaginario del cinema con risultati sorprendenti. A cominciare dal numero dei film che, in vario modo, hanno a che fare con la matematica. Sono infatti un'ottantina quelli ricordati e descritti in questo libro, ed elencati nella filmografia conclusiva. Nel mondo del cinema Emmer è figlio d'arte, e la figura del padre Luciano si affaccia fin dalle prime pagine e nei "titoli di coda". E con lui, sorprendente, la figura di Ruggero Orlando. Il giornalista della Rai, che da New York ci informava delle faccende americane, e che scopriamo essere stato laureato in matematica, era destinato in un primo tempo a dar la sua voce inconfondibile a Il nastro di Möbius, il primo film di argomento matematico realizzato da Michele Emmer. Della sua grande familiarità con attori, autori e registi cinematografici testimoniano i numerosi episodi di carattere personale che si incontrano nella lettura.
Al modello del film è ispirata anche la struttura del libro, diviso in un primo e secondo tempo, separati da un intervallo, come usava (e talora usa ancora) nelle sale. È un libro ricco di una quantità di informazioni, non solo cinematografiche. Come in un racconto, le trame dei film sono arricchite di storie e aneddoti oltre che di aspetti matematici, per «chiarire in che senso si parla di matematici e di matematica al cinema». I matematici dei film sono personaggi strani e stravaganti, asociali, spesso paranoici come il protagonista di Cane di paglia di Sam Peckinpah. Ideali per fare i killer come il professore in Bianca di Nanni Moretti o gli investigatori, come in Oxford Murders di Alex de la Iglesia. Antipatici e frustrati come il matematico professionista di Good Will Hunting di Gus van Sant, o disadattati e geniali come il giovane Will nello stesso film. E poi ci sono storie straordinarie di veri matematici.
Forse il primo film che viene in mente è A beautiful mind di Ron Howard, che racconta la drammatica vicenda John Nash. Un film «antropologico sulla comunità dei matematici». Anche se nel film non se ne parla, per introdurlo Emmer prende le mosse da un problema che ha a che fare con una particolare branca della matematica, il calcolo delle variazioni, e spiega brevemente i contributi contemporanei di Ennio de Giorgi e Nash alla soluzione di quel problema.
Un'altra storia esemplare è quella di Evariste Galois, raccontata nel film Non ho tempo di Ansano Giannarelli, dove è un vero matematico, Lucio Lombardo Radice, a prestarsi come attore nella parte di Richard, il professore di Galois al liceo Louis-le-Grand, l'unico ad apprezzare il genio del suo studente, rivoluzionario e matematico che brucia la sua giovane vita in un oscuro duello. E ancora, Morte di un matematico napoletano di Mario Martone, dedicato a Renato Caccioppoli, morto suicida nel 1959. Altrettanto drammatica è stata la vita di Wolfgang Döblin narrata in un film documentario di Jürgen Ellinghaus e Hubert Ferry. Figlio dello scrittore Alfred, l'autore di Berlin Alexanderplatz, ebreo emigrato in Francia nel 1933, combattente nell'esercito francese e morto suicida nel 1940 per non esser fatto prigioniero dai tedeschi. Non solo uomini, ma anche figure femminili come la filosofa e matematica alessandrina Ipazia uccisa da fanatici cristiani, protagonista di Agorà di Alejandro Amenábar.
Prima dei "titoli di coda", il finale è dato da una pagina di Ennio De Giorgi, il grande matematico la cui vita, trascorsa nelle aule della Scuola Normale Superiore a Pisa, non avrebbe mai potuto fornire, come riconosce lo stesso Emmer, la trama di alcun film.
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Michele Emmer, Numeri immaginari. Cinema e matematica, Bollati Boringhieri, Torino, pagg. 246, € 18,00