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Questo articolo è stato pubblicato il 12 febbraio 2012 alle ore 08:18.

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Certo è che la sensibilizzazione su quest'ultimo tema è significativa e ha generato, ad esempio, la «Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali» dell'Unesco (1978), così come a Münster ha aperto da tempo i battenti l'«Institut für theologische Zoologie», un'istituzione cattolica ed ecumenica annessa alla locale facoltà di Teologia e Filosofia. Si contrasta, così, giustamente ogni brutalità e ogni prevaricazione nei confronti delle creature viventi. La solitudine nell'anonimato delle moderne metropoli ha, poi, generato rapporti di condivisione familiare e di affetto con animali domestici, modellati sulle dinamiche che intercorrono tra esseri umani, tanto da rendere talora cani o gatti beneficiari di lasciati testamentari. Victor Hugo scriveva: «A chi è solo, Dio dona un cane. Il cane è la virtù che, non potendo farsi uomo, si è fatta animale». Anche al Lazzaro miserabile della parabola evangelica del ricco epulone «erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe».
Detto questo si può, però, pervenire all'eccesso opposto per cui le persone umane, ultime e diseredate, piccole, deboli e affamate, sono meno considerate e tutelate nelle società ricche e occidentali di quanto lo siano gli animali. Così come paradossali sono anche alcune nuove attitudini culturali: una recente statistica dimostrava che solo il 40% dei tedeschi crede in Dio, ma l'80% è convinto che i loro cani e gatti abbiano un'anima! Tuttavia, è curioso notare che la Bibbia – pur netta nelle sue distinzioni di specie e genere tra esseri umani e animali – è forse il testo sacro più affollato da uno straordinario bestiario che va dal mastodontico cammello fino al tarlo nascosto nel legno e alla pulce, e che ascende al simbolismo spirituale più alto con l'agnello emblema dello stesso Cristo o con la colomba che incarna lo Spirito Santo, ma che discende fino ai mostri apocalittici e al serpente tentatore. La funzione primaziale dell'uomo e la sua diversa natura intima non escludono una sua solidarietà con le altre creature viventi, anche perché – come canta il Salmista – «buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature… Uomini e bestie tu salvi, Signore» (145,9; 36,7).
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il dibattito
La lettera del veterinario sull'uccisione degli animali a fini alimentari e la conseguente risposta di monsignor Gianfranco Ravasi sono stati pubblicati sulla «Domenica» del 29 gennaio scorso
D'accordo, Cristo era carnivoro. Ma succedeva tanto tempo fa...
Caro Monsignor Ravasi, non si può prendere per oro colato tutto quello che il vecchio testamento ci riporta essendo tale racconto solo la storia del popolo ebraico. E neanche la presunta parola del Creatore che in molti casi interpretata a nostra somiglianza giustifica i peggiori desideri dell'uomo. Gesù infatti si fa agnello per una nuova alleanza e per questo entra subito in conflitto con il potere temporale e spirituale del tempo dopodichè viene sacrificato nel modo che ben conosciamo. Sul permesso che Gesù concede al popolo che lo seguiva di mangiare il pesce consideriamo il tempo in cui si viveva, ma ora la coscienza si è evoluta; però certo necessiterà molto tempo prima che gli animali siano davvero considerati liberi e fino a quel momento non ci sarà vera pace sulla Terra.

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