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Questo articolo è stato pubblicato il 19 febbraio 2012 alle ore 08:19.

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Terzo. Sono prepotentemente emersi sulla scena internazionale, tradizionalmente riservata in esclusiva agli Stati, nuovi attori: le organizzazioni ambientaliste, le cosiddette Engo, Environmental Non Governative Organizations. All'epoca della Conferenza di Stoccolma erano poche diecine, alla Conferenza di Rio del 1992 le Engo accreditate erano più di 1.400. Le più importanti hanno organizzazione, strumenti, mezzi, sostenitori e personale specializzato (volontario o remunerato) superiori alla maggior parte delle istituzioni pubbliche che si occupano di ambiente a livello internazionale, e hanno risorse finanziarie superiori a quelle di molti stati e delle stesse Nazioni unite. Le Engo sono divenute presenze insostituibili (anche se è difficile sostenere che rappresentino una mitica "società civile globale", secondo l'opinione un tempo diffusa) sia per l'attività che svolgono "sul campo", spesso in luoghi o con modalità fuori dalla portata delle istituzioni, sia per l'attività consultiva e propositiva resa nei confronti delle organizzazioni internazionali, sia infine per l'attività di informazione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica.
In definitiva, i quarant'anni che vanno da Stoccolma 1972 a Rio + 20 passando da Rio 1992 segnano una straordinaria affermazione dell'impegno globale nel campo dell'ambiente. Eppure, la situazione non è incoraggiante: molte emergenze sono rimaste ancora tali, quando non sono peggiorate. È il caso dell'emergenza più importante, il cambiamento climatico: a venti anni dalla Convenzione quadro approvata a Rio, dopo il sostanziale insuccesso del Protocollo di Kyoto, ancora non si è riusciti a trovare un accordo che vincoli a contenere le emissioni di gas serra tutti gli Stati, ma soprattutto gli Stati maggiormente responsabili del cambiamento (Stati Uniti e Cina in primo luogo), che impongono le loro esigenze di sviluppo economico a gran parte della comunità internazionale. È il caso della biodiversità, che, nonostante il Trattato vincolante approvato a Rio nel 1992, continua a decrescere e sempre più frequenti si susseguono gli allarmi degli scienziati. È ancora il caso della deforestazione, per frenare la quale sono stati vani sinora tutti i tentativi posti in essere, scontratisi sempre contro le prerogative di sovranità degli stati interessati.
L'elenco potrebbe continuare a lungo.
E, proprio in prossimità di Rio + 20 molti si chiedono se questo eccezionale impiego di mezzi, di energie, di personale, di fondi sia servito a qualcosa: è davvero migliorato l'ambiente in questi quarant'anni?
La risposta è però semplice: se l'ambiente non è migliorato, certamente sarebbe assai peggiorato senza l'impegno globale di cui abbiamo parlato.
A questo proposito, e proprio come conseguenza di quell'impegno, c'è un ulteriore, importante aspetto che non deve essere trascurato, a cui le tre Conferenze mondiali hanno contribuito in maniera decisiva: l'ambiente non è più un obiettivo isolato da un contesto o considerato solo - come era accaduto a Stoccolma nel 1972 - in contrapposizione con lo sviluppo.
È un risultato dovuto al dissolversi dello scontro Nord - Sud, tra Paesi ricchi e Paesi poveri, tra Paesi che si occupano dell'ambiente e Paesi che si occupano dello sviluppo: la globalizzazione ha avuto un duplice effetto. Ha portato alle soglie del benessere molti Paesi tradizionalmente inclusi nella vasta categoria dei Paesi poveri o sottosviluppati - Cina, India, Brasile in primo luogo e altri che ne stanno seguendo il percorso - rendendoli più sensibili ai temi dell'ambiente; nello stesso tempo ha attutito la capacità dei Paesi ricchi, stretti nella morsa della crisi finanziaria e della competizione sempre più aspra con i Paesi emergenti, di affrontare le questioni ambientali dissociandole dalla crescita economica.
Ma è anche il risultato di una maturazione sviluppatasi gradualmente, che ha reso evidente che l'ambiente deve essere necessariamente intrecciato con la difesa dei diritti umani, la diffusione di sanità e igiene, la lotta alla povertà, l'emancipazione della donna. Obiettivi quali la lotta alla malaria, l'accesso all'acqua potabile, l'educazione della donna appartengono al settore della sanità, dell'igiene, della parità. Ma sono anche grandi temi ambientali che confluiscono nell'argomento a cui è dedicato Rio + 20: lo sviluppo sostenibile. Questa è la priorità cardine, ha detto il Segretario generale delle Nazioni Unite presentando Rio + 20, per la semplice ragioni che in essa confluiscono tutte le altre e tutte le sfide che dobbiamo vincere.
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