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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2012 alle ore 08:14.

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Sogni? Forse. Le carte, però, sono sul tavolo. La dissoluzione di un Regno, intendiamoci, non è alle viste e, probabilmente, non è neppure prospettiva autentica, eppure come mai prima d'ora è sulla bocca di tutti. Fino a quando lo diranno in inglese apparirà minaccia remota, ma se nei Parlamenti locali, se anche a Westminster, comincerà a udirsi l'accento arrotato scozzese declamare in Scots, quello irlandese in gaelico, quello gallese nella mutazione locale dell'idioma celtico, diverrà evidente a tutti che lo scenario è cambiato.
La separazione linguistica può davvero tracciare il solco per quella territoriale. I partiti "inglesi" lo sanno. Il Labour al potere in Scozia ha blandamente boicottato il ritorno dello Scots, i conservatori lo hanno più manifestamente osteggiato, nella comune consapevolezza che se torna la lingua, d'improvviso, il Vallo s'allarga.
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