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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2012 alle ore 11:11.

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Prevalgono le zie, vere o sostitute, anche nei romanzi di Henry James. Isabel, in Ritratto di signora, viene condotta in Europa da zia Touchett. Primo assaggio di libertà, aggravato in questo caso da una somma ereditata che la induce a far di testa sua, scegliendosi il peggiore dei mariti possibili. Lo scrittore infierisce, raccontandola come un'indipendente ragazza da ammirare. Fino alla crudele rivelazione, quando ormai ci siamo affezionati ed è tardi per cambiare idea. Tutto il contrario di Flaubert, che spiattella le manchevolezze, le illusioni, gli orrendi gusti letterari di Madame Bovary – causa prima della tragedia – con largo anticipo.

TUTTI MISOGINI
In copertina, un fregio che finisce con un cappio. Dopo aver esaminato le eroine romanzesche – senza madri per cortesia del narratore onnipotente deciso a far risplendere la loro orgogliosa individualità – Colm Tóbín guarda ai maschi e alle loro famiglie. Abbiamo sempre pensato che Tolstoj, quando diceva «ogni famiglia infelice è infelice a modo suo» avesse in mente soprattutto la letteratura. Sbagliato, New Ways to Kill Your Mother ficca il naso nelle famiglia di Tennessee Williams, Roddy Doyle e John Cheever, nemico delle donne istruite: «è come tenersi in casa un serpente a sonagli».

I parallelismi tra arte e vita sono un terreno scivoloso. Aggiungiamoci le dispute tra chi ritiene che il testo basta a se stesso («l'autore non è un'ipotesi necessaria», scriveva Giorgio Manganelli commentando Pinocchio) e chi invece ama curiosare nelle vite degli scrittori, sfidando Proust che era contrarissimo: «le nostre abitudini, la nostra vita sociale, i nostri vizi vanno tenuti separate dai libri che scriviamo» (predicava bene e razzolava male, la Recherche vive di pettegolezzi).

I FALLIMENTI DEI PADRI
Di nuovo, Colm Tóbín se la cava con classe e divertimento (La famiglia vuota è il titolo del suo ultimo libro di racconti, da Bompiani). Per esempio, indaga sugli scrittori famosi figli di scrittori dilettanti, tipi ostinati ma senza successo. Nella lista mette Henry James e W. B. Yeats, V. S. Naipaul e Jorge Luis Borges (si potrebbe aggiungere Hanif Kureishi, che ha raccontato i maldestri tentativi paterni nel volumetto Da dove vengono le storie?, Bompiani). «Tutti desiderano la morte del padre», dichiara Ivan Karamazov alleato con Sigmund Freud. Aver successo dove il genitore ha fallito regola i conti senza spargimento di sangue.

Questione di padri anche per James Baldwin (romanziere e attivista per i diritti civili negli anni Sessanta) e Barack Obama, che fa una breve apparizione nell'ultimo capitolo. I saggi intitolati Notes of a Native Son (1955) e l'autobiografia intitolata I sogni di mio padre (1995) si aprono con la morte dei rispettivi genitori. Punto e a capo: ora una nuova storia può cominciare. Niente a che vedere con la desolazione di Jamaica Kincaid, che inizia Autobiografia di mia madre con le parole: «Mia madre è morta nel momento in cui nascevo, e così per tutta la mia vita non c'è stato nulla tra me e l'eternità».

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