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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2012 alle ore 08:17.

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Leonardo optò per la soluzione che corrisponde al quadro di Parigi, ma si guardò bene dal portare a compimento l'opera e dal consegnarla al suo misterioso committente. La Sant'Anna Metterza – come anche il ritratto di Monna Lisa – rimase sempre di proprietà di Leonardo, il quale ogni tornava a prenderla in mano e vi apponeva qualche colpo di pennello.
Quando Leonardo si rimise in viaggio per Milano nel 1508, la Sant'Anna Metterza faceva parte del suo bagaglio. Lo sappiamo (e lo mostra ce lo conferma) perché a Milano il soggetto del quadro venne preso letteralmente d'assalto dai pittori della scuola locale, i cosiddetti Leonardeschi, che produssero copie e varianti in grande quantità. Le varianti prodotte dai pennelli di Bernardino Luini, Cesare da Sesto e Andrea Solario spiccano per qualità esecutiva, ma la mostra non ha paura di documentare anche gli epigoni della fortuna milanese del soggetto, attraverso quadri di oscuri maestri anonimi, francamente non troppo attraenti.
Gli ultimi anni di vita Leonardo li trascorse in Francia. Tra i quadri portati con sè nel suo ultimo viaggio c'è anche la Sant'Anna. Il 10 ottobre 1517 il cardinale Luigi d'Aragona, in viaggio per la Francia, fece tappa ad Amboise e volle far visita a Leonardo da Vinci. L'incontro tra i due avvenne in casa del maestro ed è documentato da un celebre passo del diario di Antonio De Beatis, segretario del cardinale (il diario è esposto in mostra). Racconta il De Beatis che a un certo punto della visita Leonardo mostrò al porporato tre suoi quadri: la Gioconda, il San Giovanni Battista «et uno de la Madonna et del Figliolo che stan posti in gremmo di Santa Anna».
Leonardo non riuscirà a portare a compimento la Sant'Anna che rimase quindi incompiuta al momento della morte, sopraggiunta nel 1519. Il restauro di Cinzia Pasquali ha confermato pienamente lo stato di incompiutezza dell'opera. Non si è potuto invece risolvere il nodo storico di come il quadro sia giunto nelle collezioni di Francesco I. Fu lasciata da Leonardo all'allievo Gian Giacomo Caprotti detto il Salaì e da questi venduta al re di Francia? O le cose sono andate diversamente? Anche in questo caso, le carte d'archivio non offrono chiarezza. Ciò che è evidente, invece, è che gli artisti italiani giunti poco dopo in Francia come Andrea del Sarto, e molti artisti operanti nel Nord d'Europa (da Joos van Cleve a Michel Coxcie) dimostrano di conoscere bene il quadro, offrendone ulteriori varianti.
L'ultima grande riscossa della Sant'Anna avvenne quando dipinto giunse al Louvre. La mostra dell'Ala Napoleon ci fa comprendere molto bene che Delacroix, Manet, Carpeaux, Odilon Redon e persino Max Ernst non restarono insensibili al suo fascino.
Chiudiamo con una nota orgogliosamente patriottica: chi ha restaurato la tavola è un'italiana (Cinzia Pasquali), il bellissimo catalogo è un prodotto italiano (Officina Libraria), lo sponsor unico della mostra è italiano (Salvatore Ferragamo) e Leonardo è un grande italiano. Nei beni culturali, noi italiani, ogni tanto, sappiamo essere veramente in gamba.
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La Saint'Anne. L'ultime chef-d'oeuvre de Léonard de Vinci, Parigi, Louvre, fino al 25 giugno. Info: www.louvre.fr
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