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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2012 alle ore 16:22.

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Lo storico delle religioni rumeno Mircea Eliade ( 1907-1986) in un ritratto giovanileLo storico delle religioni rumeno Mircea Eliade ( 1907-1986) in un ritratto giovanile

«Qualsiasi Cristianesimo autentico è anche personale per il modo in cui prende fisionomia nelle viscere della spiritualità, in ciascuno di noi».

«Signori», dissi supplicandoli, «i dibattiti teologici sono sempre di grande interesse. Io raccomanderei proprio la lettura della Teologia dogmatica a tutti i giovani. Quanta spiritualità pura e organizzata si trova lì. Persino coloro che non avranno mai fede, che intraprenderanno lo studio della filosofia o della matematica, potranno trarre vantaggio dal contatto con forme e con funzioni di ragionamento completamente purificate dal pensiero di livello inferiore e dai ragionamenti storici e biologici».

«Allora perché ci interrompi?». «Perché eravamo partiti dal mio Cristianesimo. Accetto di essere incolpato e preso per protestante, anche se, data la sua austerità e la sua sobrietà, il mio Cristianesimo è puramente ortodosso. Preferisco comunque essere un cristiano protestante piuttosto che un ipocrita figlio della Chiesa. Non conosco, per ora, un Cristianesimo più vivo di quello individuale». «Cioè protestante. Ma certo, è preferibile essere protestante anziché buddista o ateo. Ma tu capisci le conseguenze di questa fede? Non le andrò a cercare nella storia; basta guardarle in te stesso: non sei cristiano, proprio perché ti ritieni un cristiano puro. La tua religione è pragmatismo e magia».

«Questa è una contraddizione rispetto a ciò che dicevi prima». «Non conoscevo ancora la tua eresia». «Eppure, lasciatemi dire in cosa consiste il cosiddetto Cristianesimo eretico». «Cerca di essere conciso perché vorrei afferrare tutti i tuoi errori». «Ritengo cristiano qualsiasi eroe dello spirito. Qualsiasi anima che vive una vita eroica è un'anima cristiana». «Non ti capisco». «Sarò più chiaro. Non è forse vero che, dal punto di vista fisiologico e sociale, il cristiano va oltre la condizione umana?».

«Certamente». «Ciò vale anche per l'eroe?». «Dipende cosa intendi per eroe». «Colui che lotta contro se stesso per concretizzare, per far vivere, per diffondere certi valori spirituali che vanno al di là della comune spiritualità. Colui che oltrepassa la condizione umana. Colui che rinuncia alla vita degli altri e vive una vita ascetica, degna di un santo, solo per tenere fede a quelle poche promesse fatte a se stesso». «Il cristiano diventa in tal modo un eroe, ma non per questo qualsiasi eroe dello spirito può essere considerato cristiano». «È venuto anche a me questo dubbio, pensando all'ascetismo indiano e al sacrificio buddista. Anche essi costruiscono una vita illuminata da valori spirituali che vanno oltre la semplice spiritualità umana. Il mio eroismo invece valorizza e rende attuali le premesse del Cristianesimo».

«Quali sarebbero?». «Il primato dello spirito che conduce alla transustanziazione, attraverso Gesù». «Stai dimenticando la cosa essenziale: la grazia divina». «La grazia è essenziale per la teologia». «Un altro errore. La grazia è presente in tutto il Nuovo Testamento». «Non posso crederci». «Non vuoi crederci, sei ancora dominato dal Paganesimo. Il tuo è un eroismo pagano, malgrado le rinunce a favore del primato della spiritualità». «Non può essere pagano un eroismo fatto di rinunce, di privazioni, di esaltazione dei valori etici cristiani. Però, andando avanti di questo passo, la discussione non finirebbe mai. Ti ringrazio perché mi hai aiutato a capire quello che vorrei essere: un eroe. Ora capisco benissimo. Voglio superare me stesso, con le esperienze e con le sofferenze, fino a che non sarò più un uomo ma un eroe. Voglio vivere una vita allucinante, dura, ricca di orizzonti; voglio che nessuno mi raggiunga, che le mie azioni siano delle parabole misteriose. Voglio plasmare un eroismo concreto, cristiano e non uno fatto di parole, entusiasmi o nostalgie. Ecco perché non sono pagano: voglio che l'eroismo nasca dalla mia carne e dal mio sangue crocifissi in nome di una follia dello spirito. Voglio essere un folle, come lo fu Dante o Don Chisciotte. Voglio che la volontà delle idee penetri nelle viscere, voglio stare al mondo come gli altri si accontentano di vivere tra le nuvole. Incompreso da tutti, ma eroe. Tenere nascosto il grande segreto, centuplicare, tacendo, il mio eroismo...».

«Belle parole», aggiunse lo studente rattristandosi. «Con il tuo eroismo, che vedi realizzato solamente attraverso la volontà, non sei che un vero pagano. Quando la volontà umana non viene assimilata, per mano della grazia, alla volontà divina, è solo una diabolica presunzione». «Eppure, se nel Cristianesimo tu annulli la volontà personale, ti avvicini a Lutero. Tutto sommato, il più delle volte, la base dell'esperienza religiosa è proprio la volontà. Ti stai contraddicendo anche tu, come vedi».

«Io non voglio annullare l'importanza della volontà, ma la vorrei illuminata dalla fede. Tu hai fiducia nelle tue forze, nel tuo spirito di giovane esaltato, ma non riuscirai a compiere nessun gesto eroico». «Sì che riuscirò, perché lo voglio». «Non essere ingenuo. Diventerai eroe, se Dio, con la sua grazia, ti vorrà redimere». «Non credo in Dio. Credo solo in Cristo, il primo e il più grande eroe del Cristianesimo».

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