Il Sole 24 Ore
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Creare nuova moneta? Se l'inflazione dorme

Fabrizio Galimberti


Gentile Galimberti, la ringrazio per l'iniziativa che porta avanti. Sono un insegnante che da qualche anno, grazie al Sole, si è avvicinato all'economia: nel mio piccolo, cerco di discutere alcuni di questi temi con i miei figli e a scuola inserisco riferimenti ad argomenti e situazioni dell'economia del passato e dei nostri giorni, trovando quasi sempre interesse e disponibilità nei ragazzi. Ho letto l'articolo del 4 marzo, trovando spunti interessanti e alcune domande: in base a cosa la Banca centrale può sapere "quando e quanta" moneta creare? C'è un legame tra emissione di moneta e riserve auree di un Paese?
Nicola De Toffol, Belluno

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Caro De Toffol, la domanda è molto pertinente, ma la risposta non è facile. Se uno si chiede "quando e quanta" moneta creare, la prima questione che deve risolvere è: che cosa è la moneta? E qui cominciano i problemi. Quando la moneta era la "pecunia" (contata in pecore), o quando era metallica, d'oro o d'argento o anche quando si passò alla "moneta fiduciaria" (banconote di carta) era facile definire la moneta e calcolarne la quantità. Ma oggi cos'è la moneta? Una definizione ragionevole potrebbe essere: tutto ciò che può essere usato come mezzo di pagamento: oltre a monete e biglietti, anche gli assegni, i depositi bancari, le carte di credito, i libretti postali e così via. Ma un BoT a tre mesi è moneta? Bisogna introdurre il concetto di "liquidità": i contanti sono liquidi per definizione; conti in banca o libretti postali sono praticamente liquidi. Per un BoT a tre mesi bisogna aspettare, ma lo si può anche vendere subito e avere, appunto, i "liquidi". Ci sono quindi varie definizioni di moneta, a seconda del tempo e della facilità con cui si può trasformare una attività in liquidi. Di solito si distingue fra M1, la definizione più stretta, M2 e M3 (vedi tabella). Ciò detto, torniamo alla domanda originale. Come decidere quando e quanta moneta creare? La moneta, si sa, serve a far funzionare l'economia, è un lubrificante per far girare i miliardi di transazioni che hanno luogo ogni giorno. Quanta moneta ci vuole? Bisogna introdurre un altro concetto: la "velocità di circolazione della moneta", che non si misura in chilometri all'ora, ma in transazioni per unità di tempo.
Supponiamo che in un paese, dove la moneta si chiama zibibbo, ci sia un circolante di 5 milioni di zibibbi, e in quel paese in un dato anno, si svolgano compravendite per 25 milioni. Facendo i conti, ogni transazione, in media, richiede 5 zibibbi. È esatta questa conclusione? Beh, sarebbe esatta se quei 5 milioni di zibibbi fossero tutti usati per scambiare. Ma la moneta non è solo mezzo di scambio, è anche "riserva di valore" (ricordate Paperone, che la moneta la teneva nella sua casa-forziere). In ogni dato momento, una parte di quegli zibibbi sarà ferma nelle casseforti, o sotto il materasso, o dietro un mattone del caminetto. Supponiamo che un milione dei 5 milioni sia così "congelato". Allora vuol dire che, in media, ogni compravendita faceva passare di mano 6,25 (25 diviso 4) e non 5 zibibbi. Ma se in quel Paese aumentano le compravendite cosa succede?
La camicia della moneta comincia ad andare stretta. Bisognerebbe far "venire a lavorare" anche gli zibibbi "congelati". Ma come si fa? Una maniera è quella di convincere chi possiede quei soldi a tenerli non sotto il materasso ma in una banca. La banca, questo "negoziante di danaro", prende i soldi in deposito e li dà in prestito. Insomma, ricicla quei soldi che prima giacevano senza far niente e li rimette in circolazione. Così anche il milione congelato è arruolato in soccorso dell'economia, e un maggior numero di transazioni può esser servito dalla stessa quantità di moneta. La velocità con cui circola la moneta (il valore delle transazioni diviso per la quantità di moneta) è aumentata. Ma come si fa a convincere la moneta "pigra" a lavorare di più? Per convincere la gente a metterla a frutto si possono aumentare i tassi di interesse. La banca compensa i depositanti con l'interesse e rendendo più attraente questa forma di impiego dei propri soldi (i soldi sotto il materasso rendono zero) si invoglia la gente a farli fruttare. Ma prima o poi bisogna aumentare anche la quantità di moneta, se l'economia continua a crescere, e questo può essere fatto in vari modi, come spiegato nella precedente puntata del Sole Junior, quando abbiamo parlato del "signoraggio". Mette conto dire qui, per rispondere all'altra domanda, che non c'è più alcun legame fra quantità di moneta e riserve auree. L'oro ha vezzi dentali e ornamentali, ma non può essere la quantità d'oro nelle viscere della terra a decidere quanta moneta creare. La quantità di moneta non ha neanche una relazione semplice con la "quantità di economia reale": i tempi ingenui della "teoria quantitativa della moneta" sono passati. Questa teoria data dai tempi di Copernico e fu bene descritta da un eclettico economista americano degli anni Venti, Irving Fisher (vedi l'articolo a fianco). Questa teoria postulava che la velocità di circolazione della moneta fosse costante, e quindi la quantità di moneta doveva crescere di pari passo all'andamento dell'economia. Ma questa teoria non funziona, sia perché la velocità di circolazione della moneta non è costante, sia perché è difficile definire la moneta.
Come fanno, allora, le Banche centrali a decidere il "quando e il quanto"? La loro vera stella polare è, giustamente, l'inflazione. Quando il tasso di inflazione aumenta e l'economia rischia di surriscaldarsi, stringono i freni, alzando i tassi di interesse, ciò che scoraggia le spese, come gli investimenti e gli acquisti a rate, sensibili al costo del danaro. E il contrario fanno quando l'economia si indebolisce.
fabrizio@bigpond.net.au