Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2012 alle ore 17:15.

My24
(Foto di Alessandra Freguja)(Foto di Alessandra Freguja)

È stato quasi un concerto per intenditori irriducibli, ma infine accolto bene da tutti gli spettatori. Più facile e venato di nostalgia il consenso unanime che ha salutato l'intramontabile Ron Carter, già stupendo e signorile contrabbassista di Miles Davis «pre-elettrico», coadiuvato da Russell Malone chitarra e Donald Vega pianoforte: le sue interpretazioni creative di Candlelight, My Funny Valentine, Oleo e Golden Striker hanno restituito ai temi una freschezza di giornata.

Qualche sotterraneo contrasto ha suscitato invece il rock-jazz della trombonista Annie Whitehead e dei suoi colleghi del settetto Soupsongs (significa zuppa di canzoni, pensate un po') con le voci ospiti di Sarah Jane Morris e di Cristina Donà. Si trattava di un tributo a Robert Wyatt e ai Soft Machine dei tempi andati che è stato opportuno programmare.

Sebbene, dopo uno start bellissimo con Little Red Riding Hood, Alifib e Alliance, abbia ceduto alla tentazione di un kitsch sonoro e visivo (chi è il sarto responsabile di quell'abito indossato dalla brava Sarah Jane?) che il pubblico dei jazzofili, in minoranza rispetto ai cultori del rock, ha digerito a fatica ma con molto fair play.

I temi del 2012 sono stati svolti dalla band del percussionista indiano Trilok Gurtu, dalle presenze del sassofonista Rudresh Mahanthappa pure indano (ma nato a Trieste!), del chitarrista vietnamita Nguyen-Le, del sorprendente quartetto serbo Eyot Jazz, e ci mettiamo pure la stupenda mostra fotografica South Africa Township di Pino Ninfa.

Omaggio a Monk
Molti hanno reso onore a Thelonious Monk: scegliamo dal gruppo l'originale iniziativa del pianista Paolo Birro che ha suonato non le composizioni di Monk, ma i temi standard (come I surrender dear, Dinah, I can't give you anything but love e altri) che il sommo autore-esecutore soleva frequentare. Gli ha fatto da spalla preziosa la voce recitante di Franco Costantini che ha impersonato Monk, mettendo in risalto il suo amore per la moglie Nellie, angelo di pazienza e di dedizione.

Al Teatro Olimpico «Round midnight»
Il festival è poi tornato definitivamente al Teatro Olimpico. È subito di scena lo straordinario trombettista torinese Fabrizio Bosso in quartetto e con l'Orchestra del Teatro Olimpico, questa volta con 30 elementi e con la direzione di Stefano Fonzi, per l'esecuzione del suggestivo «incantesimo» delle musiche di Nino Rota già apprezzato nello scorso autunno a Ravenna con gli stessi protagonisti. Si tratta di una sorta di Concerto Grosso che riesce bene come nella città romagnola, con il solista, il quartetto e l'orchestra affiatati in tutti gli episodi (e ovviamente senza i problemi dovuti a Uri Caine).

Il concertone di chiusura è tutto nel segno di Thelonious Monk, ed è affidato al brillante sestetto del pianista Franco D'Andrea sotto l'insegna «Monk e la macchina del tempo» e subito dopo a «3 Monkish Pianos» dello spessore di Kenny Barron, Mulgrew Miller e Dado Moroni.

Chissà, un trio di pianoforti nel jazz è inedito o quasi. Chi abbia familiarità col jazz di ogni epoca sa che Monk è un compositore arduo, tanto è vero che, sebbene i suoi temi siano molto frequentati, lo stile del pianista ha tuttora pochi eredi (e non manca chi sostiene che, a ben guardare, non ne abbia alcuno). D'Andrea ha affrontato con la disinvoltura che gli è consueta le difficoltà monkiane, anzi ne ha aggiunta qualcuna di sua, ma ha saputo farsi seguire dall'uditorio con l'indispensabile concentrazione. Fra i brani interpretati con grande creatività cito a memoria Epistrophy, Monk's Mood, Well You Needn't e Blue Monk come bis.

Spettacolari com'era prevedibile i tre pianisti, dei quali la guida evidente è risultato il nostro magnifico Moroni. Si sono esibiti in tre, in due o in solo (salvo Miller, chissà perché). Tutto bene, salvo l'impressione di una certa uniformità – e/o lunghezza – per via del tempo tenuto sempre su un «andante con moto». Fra i brani ricordo Crepuscule With Nellie (è l'omaggio musicale alla moglie-angelo), Rhythm-A-Ning, Blue Monk e il celeberrimo Round Midnight. Infatti era proprio mezzanotte.

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi