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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2012 alle ore 08:00.

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Foto di Piero MartinelloFoto di Piero Martinello

Un collasso cardiaco, un colpo che qualcuno gli aveva inferto al fegato e in questo caso chi e perché? Mistero mistero mistero. Che tale è rimasto, e come del resto tutto era stato misterioso nella sua vita. Se fosse davvero un antifascista come talvolta pretendeva, se avesse davvero scritto dei libri di cui si vantava, se avesse fatto un certo viaggio a Mosca e un altro nei Balcani. Bruno Zevi, che pure lo ammirava, ha scritto che era un formidabile "contaballe". Una cosa è certa. Che la sua lotta con i soldi fu strenua per tutta la vita. A un certo punto si volle editore, approntò un libro, solo che non aveva i soldi per distribuirlo. Era talmente a secco che al tempo della sua morte gli avevano tagliato la luce e in casa si muoveva a forza di candele. Tanta miseria per uno che lavorava in una rivista importante? Mistero.

Ed ecco che purtroppo Camilleri vuole dipanare quel mistero intrigantissimo e si mette a ricostruire la vita di Persico. Soldi compresi. Ed ecco che il Persico by Camilleri viene avvicinato dai fascisti perché faccia la spia di quel che concertano gli antifascisti. A corromperlo gli hanno preparato una bella paccata di soldi. Che lui rifiuta, la fronte alta e lo sguardo severo. Mi direte che uno scrittore ha il diritto di romanzare. Certo. Solo che quella paccata di soldi rifiutata (e inventata) risulta stucchevolissima se raffrontata a quella casa milanese (vera e reale) dove non c'erano i soldi di che far funzionare le lampadine. La verità è superiore al romanzo. Con i soldi, ossia con la vita, non si scherza

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