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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2012 alle ore 08:18.

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Però, come accade di regola per i termini che vengono ridefiniti scientificamente, questo significato è sbagliato. Perché la trasmissione di informazione, o se si vuole la ricezione di dati, inviati da un emittente, da parte di un sistema organizzato che li riceve, può essere analizzato scientificamente solo come un processo di selezione. Non di istruzione. Shannon lo esplicita chiaramente nel suo articolo del 1948, usando peraltro come sinonimi «scelta e incertezza». Articolo dove dice che la sua teoria prescinde dal significato e serve solo a stabilire come rendere più efficiente la codificazione dei dati che devono essere inviati attraverso un canale dove possono essere distorti dal rumore. Altra geniale operazione controintuitiva! Nella nostra esperienza quotidiana parlare di informazione senza significato è un non senso. Ma in questo modo Shannon cattura un principio di portata davvero generale, che potrà trovare applicazione nello studio della logica di funzionamento dei più diversi sistemi di comunicazione.
Il che non significava, per Shannon, che si potesse usare e abusare della sua teoria, a prescindere da una definizione fisica del sistema in oggetto. Operazione su cui si sono invece gettati tutti, sfruttando l'insensata battuta di Norbert Wiener (quello che nel 1948 usò le stesse equazioni di Shannon per formalizzare la logica dei sistemi dotati di autocontrollo o cibernetici): «l'informazione è informazione, non materia o energia». La ricorsa alla smaterializzazione dell'informazione ha peraltro consentito a idealisti, dualisti e spiritualisti di re-invadere le scienze sociali saltando su quello che lo stesso Shannon definì «il carrozzone della teoria dell'informazione».
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James Gleick, L'informazione.
Una storia. Una teoria. Un diluvio,
Feltrinelli, Milano, pagg. 460, € 35,00

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