Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2012 alle ore 08:15.

My24

Nel caso in cui le masse sono piccole, così come la loro velocità rispetto a quella della luce, le equazioni di Einstein si trasformano nelle familiari equazioni della gravitazione universale newtoniana. Il primo modello di universo ricavato da Einstein dalle sue equazioni era un universo statico, uno spazio a curvatura positiva finito ma illimitato, che esiste per l'eternità, nel passato e nel futuro. Einstein aveva introdotto un'opportuna costante cosmologica, che più tardi definì come «il più grande errore della mia vita». Ma così facendo, osserva Barrow, «egli ignorò il messaggio che le sue equazioni cercavano di inviargli: l'universo non voleva essere statico».
Il primo modello di universo in espansione fu proposto dall'astronomo olandese Willem de Sitter, ma un contributo determinante venne dal matematico russo Alexandr Friedmann che all'inizio degli anni Venti scoprì che le equazioni di Einstein ammettevano la possibilità di un universo che si espandeva da uno stato iniziale (poi chiamato il big bang) fino alle dimensioni massime e poi si contraeva terminando la sua vita in un grande collasso, il big crunch.
Qualche tempo dopo, nel 1927 Georges Lemaître fornì una descrizione assai precisa della vita del nostro universo, ne calcolò la velocità di espansione e fece una prima stima della cosiddetta costante di Hubble. A partire dagli anni Trenta si affacciano sulla scena nuovi universi "imprevisti", di Dirac, di Tolman, di Milne e, infine, l'universo di Einstein e Rosen, che contemplava la presenza di «onde gravitazionali». E poi l'universo rotante proposto da Gödel nel 1947, che non si espande, tutta la materia ruota intorno a un determinato asse, e ammette l'imprevista e sorprendente esistenza di traiettorie chiuse nello spazio e nel tempo: insomma consente il viaggio nel tempo.
Negli anni Cinquanta si affermò per qualche tempo la teoria di un universo stazionario proposta da Bondi, Gold e Hoyle, un universo senza curvatura dello spazio, che non ha inizio né fine e si espande a un ritmo costante, teoria che fu abbandonata dopo che Arno Penzias e Robert Wilson nel 1965 scoprirono la radiazione cosmica di fondo, il residuo del big bang previsto da Alpher, Herman e Gamow.
Con grande sapienza narrativa il libro di Barrow ci guida attraverso lo sviluppo entusiasmante conosciuto dalle ricerche cosmologiche negli ultimi decenni, che ha enormemente arricchito le nostre conoscenze, ha moltiplicato i modelli di possibili universi, ma ha anche aperto nuovi inesplorati interrogativi. Per spiegare le osservazioni, la costante cosmologica congetturata da Einstein ha ritrovato nuova attualità sotto forma di una «energia oscura» che insieme a una qualche materia «oscura», di cui non conosciamo la precisa identità, costituisce circa il 95 per cento dell'universo.
Allo stato attuale, conclude Barrow, il quadro che emerge è sconcertante: «Ci viene chiesto di accettare l'idea che il nostro universo sia membro di un multiverso infinito di universi reali dotati di proprietà diverse». Insomma, come Copernico ha tolto la Terra dal centro del suo universo, «oggi, forse, dovremmo accettare l'idea che nemmeno il nostro universo sia al centro dell'Universo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
John D. Barrow, Il libro degli
universi. Guida completa agli universi possibili, Mondadori, Milano,
pagg. 360, € 20,00

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi